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Mindfulness: 10 cose da sapere.

«Vegliate e pregate in ogni momento» (Gesù di Nazareth)

  1. La mindfulness è una pratica di consapevolezza che consiste nel prestare attenzione al presente in modo non giudicante.
  2. La mindfulness è stata originariamente sviluppata nella tradizione buddista, ma viene oggi utilizzata in molteplici contesti, tra cui la medicina, la psicologia e la scuola.
  3. La mindfulness può essere praticata attraverso la meditazione, la respirazione consapevole, lo yoga e altre forme di esercizio fisico.
  4. La mindfulness è stato scientificamente dimostrato che aiuta a ridurre lo stress, la ansia e la depressione, migliora la memoria e la concentrazione, e promuove il benessere generale.
  5. La mindfulness può essere praticata da chiunque, indipendentemente dalla età, dalla salute o dalla fede religiosa.
  6. La mindfulness può essere praticata in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo.
  7. La mindfulness non richiede alcun attrezzatura o abbigliamento speciale.
  8. La mindfulness è una pratica completamente sicura e non ha effetti collaterali.
  9. La mindfulness può essere praticata da soli o in gruppo, e ci sono molte risorse disponibili per coloro che vogliono iniziare, tra cui libri, app e corsi.
  10. La pratica regolare della mindfulness può aiutare a sviluppare una maggiore consapevolezza di sé e degli altri e aumentare la capacità di gestire le emozioni e le situazioni stressanti.

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15 cose sul perdono

  1. Il perdono è un concetto che si riferisce alla rinuncia a pretendere una punizione o a nutrire sentimenti di rancore o vendetta verso qualcuno che ci ha fatto del male.
  2. Il perdono può essere un processo emotivo e psicologico complesso, che richiede tempo e impegno.
  3. Il perdono non significa dimenticare ciò che è accaduto, né giustificare il comportamento di chi ci ha fatto del male.
  4. Il perdono può essere offerto anche se la persona che ha commesso il torto non chiede scusa o non mostra pentimento.
  5. Il perdono può essere visto come un atto di forza e di coraggio, poiché richiede il superamento delle proprie emozioni negative e del desiderio di vendetta.
  6. Il perdono può aiutare a liberare le emozioni negative, come la rabbia e il risentimento, e a ridurre lo stress e l’ansia.
  7. Il perdono può migliorare le relazioni interpersonali e aiutare a ricostruire la fiducia e l’intimità.
  8. Il perdono non implica necessariamente il ritorno alla relazione precedente con la persona che ha commesso il torto.
  9. Il perdono può essere un processo personale, ma può anche essere una scelta sociale, come ad esempio nel caso del perdono collettivo, in cui un intero gruppo rinuncia a richiedere giustizia per eventi del passato.
  10. Il perdono può avere una dimensione spirituale o religiosa, e può essere visto come un atto di fede o di obbedienza ai principi spirituali.
  11. Il perdono può essere una scelta consapevole o inconscia, e può essere influenzato da fattori come la personalità, il contesto culturale e il supporto sociale.
  12. Esistono diverse tecniche e strategie per aiutare a perdonare, come ad esempio la riflessione sui propri valori e sui benefici del perdono, la pratica della gratitudine e l’espressione delle proprie emozioni.
  13. Il perdono può essere difficile soprattutto in caso di ferite profonde o di abusi gravi, e può essere necessario il supporto di un professionista della salute mentale o di una figura di riferimento spirituale.
  14. Il perdono non è un processo lineare e può comportare dei passi indietro o delle ricadute.
  15. Il perdono è una scelta personale e non tutti scelgono di perdonare in tutte le situazioni. Ci sono alcune situazioni in cui il perdono può non essere possibile o appropriato, come ad esempio in caso di abusi gravi o di violenza. In questi casi, può essere più utile per la propria salute emotiva e mentale concentrarsi sulla propria guarigione e sulla costruzione di nuove relazioni sane.
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La principessa, il drago e il cavaliere.

Il drago da cui il cavaliere deve salvare la principessa per diventare adulto e far evolvere, insieme a lui, anche la principessa è la principessa stessa.

L’uomo deve, dunque, salvare la donna da se stessa: la può denevroticizzare, centrare, porre di fronte al principio di necessità e può aiutarla a compiersi in mille altri modi, tra cui sicuramente anche quello carnale e genitoriale.

Ma la collaborazione di lei è sempre necessaria.

Il cavaliere non può sconfiggere il drago da solo; da uomo vorrei che non fosse così, ma è così.

Le principesse, questo, lo hanno sempre saputo: dal loro drago si sono presentati molti uomini che non sono riusciti a sconfiggerlo solo perché, da essi, quelle principesse non volevano essere salvate. In altri termini, la principessa non vuole essere salvata dal drago e basta, vuole essere salvata dal cavaliere che dice lei.

Il problema di oggi è innanzitutto che non arriva più un cavaliere dal quale la principessa desideri essere salvata, perché di riffa o di raffa nessuno sembra andare più bene.

Nei casi più gravi, addirittura, la principessa si convince, aiutata in questo dalla modernità che le inietta tali convinzioni nella testa, di non aver alcun bisogno di essere salvata – e ovviamente questi sono i casi più gravi e totalmente senza speranza.

Principesse e cavalieri, oggi siamo tutti più o meno impegnati nella ricerca, che è attesa messianica (ormai l’ho detto fino allo sfinimento), della persona giusta, quando invece il sistema delle relazioni tra uomini sembra molto di più essere imperniato sulla capacità di fare il meglio che puoi con il coglione che la vita ti ha assegnato, con le persone che, in qualche modo, ti sono capitate.

L’uomo e la donna artefici del loro destino appaiono così sempre più bloccati, sempre più inconcludenti rispetto ai loro predecessori che, non credendo in loro stessi ossessivamente come si fa oggi, sapendo di avere dei limiti e, soprattutto, di appartenere a qualcuno, finivano per raggiungere molti più obiettivi.

L’indipendenza, dunque, è una sorta di delirio che conduce quasi sempre all’inconcludenza.

Lasciati salvare dal drago.

Ci vediamo lungo la strada.

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Perché onlyfans é devastante per le donne.

Il compito del cattolico romano, di ogni cristiano, oggi è quello di testimoniare la bellezza in un mondo che sembra determinato ad allontanarsene quanto più possibile.

Bisogna dire alle donne, con determinazione e costanza, che una famiglia, dei figli sono estremamente meglio che guadagnare anche 10.000 euro al mese mostrando il q-lo su onlyfans a uomini bavosi e stolidi, incapaci di relazionarsi con una donna vera.

La vita premia la vita, non chi la distrugge, la annebbia o
contribuisce ad obnubilarla sempre di più…

L’uomo é una creazione di Dio e chiunque va contro qualsiasi uomo sta facendo un peccato contro Dio, di cui gli verrà puntualmente presentato il conto, perché le leggi dell’anima sono se possibile ancora più puntuali di quelle della fisica.

Guadagnarsi da vivere, sia pure in modo opulento, approfittandosi dell’infimo livello evolutivo altrui costituisce un bagno di sangue a livello energetico e, soprattutto, trasmette all’inconscio di chi adotta queste pratiche un messaggio di grave disvalore interiore, che devasta la coscienza di sé e conduce la donna a reificarsi con le proprie mani, cioè a costituirsi in un oggetto, che vale in quanto tale e non come anima, ovviamente finché non deperisce.

Queste pratiche, che le trombe del mondo incoraggiano tutti i giorni, precipitano le donne nel mondo della materia, e ve le incatenano, un vero e proprio inferno sotterraneo dal quale molto difficilmente potranno mai risalire.

Non è affatto vero che questa sarebbe prostituzione «soft» che almeno mette le donne al riparo da violenze e malattie, perché qui ci sono malattie dell’anima gravissime e molto difficili da guarire, alimentata dalla corruzione del denaro e del benessere.

La donna che va per il mondo a prostituirsi, incontra i suoi clienti, li guarda negli occhi e li tocca, assumendosi tutti i rischi di una relazione reale, é molto più autentica di chi vorrebbe vendere fotografie di spicchi di carne su onlyfans.

Of non è modernità, non è empowerment, non é emancipazione: é solo bruttezza e degrado.

Donne, ribellatevi a questa modernità che vi schiaccia, nel senso anche etimologico di tornare al bello.

Tornate ad essere custodi della vita e della bellezza dell’anima.

Senza se e senza ma.

Evviva noi.

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