Il capo non è la persona migliore o quello più furbo, ma semplicemente colui che determina, in un certo agglomerato sociale, il modo in cui si deve sbagliare.
Vale per tutto: Stati, enti, uffici, famiglie.
Accettare la leadership, o la guida di una determinata persona, non richiede, dunque, una convinzione di infallibilità assoluta della stessa, o il rinvenimento di chissà quali speciali qualità in capo alla medesima.
Significa semplicemente accettare che nella situazione determinatasi dalle circostanze il ruolo di guida é finito in mano a quella persona.
É evidente che la maggior parte dei «capi» sono dei c@@gli@n1, ma é ozioso farne la relativa considerazione, perché non serve a niente.
Ognuno di noi è fallibile, portatore di un punto di vista alternativo rispetto a quello del capo che però non è mai una soluzione a tutto tondo, che risolve ogni cosa e per sempre, ma un modello
organizzativo, coi suoi pro e coi suoi contro, quindi alla fine niente di più di un metodo alternativo di sbagliare.
La storia dell’uomo é composta da rivoluzioni fatte, a caro prezzo, da classi sociali che, per affermare solo loro stesse e il loro peculiare modo di sbagliare, si sono falsamente dichiarate portatrici di soluzioni che avrebbero fatto finalmente star bene tutti. A
rivoluzione finita, hanno cambiato solo il modo di sbagliare. Lo stesso Stato fa sempre le stesse cose che faceva secoli fa, ne ha cambiato solo la motivazione: tempo addietro se avevi un fondo dovevi un pagamento annuale al re perché il fondo era suo, adesso lo paghi come imposta prevista dalla Costituzione, ma fai sempre lo stesso, identico gesto – l’unica differenza è che oggi probabilmente paghi in proporzione almeno cento volte di più.
Tutto questo vale anche nelle famiglie e nelle coppie dove le donne riconoscono la leadership dell’uomo non perché più intelligente, più evoluto e più capace – ci sono molte coppie in cui la situazione é esattamente l’opposto – ma perché le circostanze, la biologia e l’antropologia (almeno a maggioranza) indicano che sia lui a decidere come si sbaglia in quella coppia – e poi così é più immediato e semplice dargli la colpa quando prima o poi succede una razzata!
La donna empowered voluta dal femminismo non è una donna che si è finalmente liberata da un giogo oppressivo, ma una che ha rinunciato ad una posizione di vantaggio per prendersi delle agre responsabilità che sostanzialmente non desiderava. Ma poteva venire qualcosa di buono da un movimento che insegnava alle donne contemporaneamente che gli uomini sono cattivi e che le donne tuttavia devono essere come loro?
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