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La parola anodino esiste.

A differenza degli altri maschi, per me l’intelligenza in una donna é sempre estremamente attraente, ma solo perché, da un lato, ho la grande presunzione di essere ogni volta e comunque più intelligente io e, dall’altro, perché se una scende troppo in basso a livello cognitivo finisce per farmi cadere troppe volte i m@ron1 e dopo non molto ovviamente la cosa mi scoccia. Poi sono troppo legato a quei piccoli e deliziosi incantesimi che sono le parole per non subire, e molto, il fascino di una donna che sa scegliere con cura quelle più giuste o divertenti o stimolanti…

I miei fratelli invece tendono a preferire e a trovarsi più a loro agio con donne modello più base.

Questo non è, come si tende a credere oggi, perché si vuol manipolare o comandare, ma semplicemente e banalmente perché gli uomini vogliono sentirsi utili. É la famosa mentalità da provider che é hard coded in ogni uomo definibile come tale.

Nessun uomo ha paura di una donna indipendente, estremamente intelligente, realizzata: ne è semplicemente annoiato. La guarda come uno juventino guarda la Champions: sa che non potrà mai averla, perché non è giusto che l’abbia, non ha le qualità necessarie per averla e se per avventura l’avesse ne sarebbe persino imbarazzato perché non saprebbe cosa farsene tutto il giorno.

Oggi, come ho già detto più volte, il problema é l’assenza del patriarcato, non certo il patriarcato in sé, che é una situazione costruita e mantenuta a favore della donna, per la sua protezione, la sua evoluzione e il suo compimento, così come la femminilità, che analogamente oggi scarseggia molto, é necessaria per gli uomini.

I razzatifici che conoscete come giornali e televisioni vi stanno «educando» a considerare gli uomini cattivi e le donne buone, ma io vi posso giurare su quanto di più caro che é vero, semmai, l’opposto.

Gli uomini non solo sono estremamente generosi, ma desiderano profondamente manifestare questa loro generosità. Oggi tutto questo viene frustrato da concetti profondamente sbagliati che sono stati iniettati nei cervelli delle persone e che le hanno messe in uno stato di confusione da cui non riescono a risvegliarsi.

Non solo, ma quando parli di queste cose spesso ci sono reazioni isteriche che comprovano quanto le persone, in fondo, siano attaccate ai loro veleni e alla loro ignoranza.

Eppure se non si capiscono i tratti fondamentali degli uomini e delle donne sarà impossibile ritornare all’unico modello praticabile delle relazioni tra noi, che é quello organico e collaborativo, non competitivo.

Che senso ha far fare alle donne cose da uomini e viceversa?

Il demente grave oggi si commuove quando i razzatifici mettono in prima pagina gli uomini incinti o che hanno il ciclo ma io mi chiedo e voglio chiederti: esattamente che cosa ci sarebbe di bello in una cosa del genere? Quale sarebbe il costrutto? Che cosa ne avremmo
dimostrato?

A me, e a moltissime donne, non frega un razzo della Cristoforetti. Abbiamo dimostrato che una donna se vuole può fare l’astronauta, ma la veritá è che questa scoperta non cambierá di un grammo la nostra vita e quella dei nostri figli.

La chirurgia ha dimostrato che un uomo può farsi mutilare in modo da assomigliare molto ad una donna, ma quale sarebbe il vantaggio che ne deriva a lui e a tutti noi?

L’unica cosa che vedo in vicende come questa é la presunzione dell’uomo che vuole farsi grande tanto quanto Dio, la vecchia torre di Babele o la ὕβρις dei nostri maestri greci.

Nasciamo in questo mondo per essere chiamati a vivere una vita da maschio o da femmina, ma abbiamo la presunzione di poter superare il sesso che ci é stato assegnato dalla nascita facendoci mutilare da un chirurgo in oltre venti interventi e finendo peraltro solo per assomigliare all’altro sesso, ma mantenendo sempre quello di partenza, perché il patrimonio genetico non può essere cambiato dalla chirurgia né da altro.

Le donne devono essere brave sul lavoro avere «le palle» (espressione orribile, demenziale, significativa), mentre gli uomini devono essere sensibili, empatici, puccettosi e petalosi… Ma perché?

Solo per dimostrare che l’uomo può fare tutto perché è pari a Dio?

La tara é questa. Siamo rane che, come nella favola di Esopo, si stanno gonfiando per scoppiare, ormai molto presto.

Fate il razzo che volete, ma gli uomini non possono e non potranno mai creare una donna da un uomo o un uomo da una donna. Il massimo che potranno fare é una cosa che solamente vi somiglia, ma non lo é.

L’uomo non è pari a Dio e crederlo, consapevolmente o no, é un errore tragico.

Se nasci donna, devi vivere tutta la tua vita, tutti i singoli f0ttut1 momenti della tua vita da donna. Devi accettare il ciclo mensile, l’instabilità emotiva, i lavori di casa, quelli coi risvoltini, i colloqui con le insegnanti nevrotiche dei tuoi figli e le torte che non lievitano.

Analogamente se nasci uomo devi accettare la tua chiamata e vivere da uomo dal primo all’ultimo istante della tua vita: devi portare il pane a casa, devi proteggere, devi risolvere problemi, usare la logica e devi, mi dispiace se non ti va di farlo ma é necessario, essere una guida autorevole.

Niente PlayStation per te ometto.

Questa è la volontà di Dio e il nostro maestro buono, a precisa domanda sul punto, ha risposto che il comandamento più importante é quello di amare Dio e la sua volontà con tutto il nostro cuore, la nostra anima e la nostra mente.

Tutto il resto è volontà degli uomini e non la devi seguire.

Se sei donna, é volontà degli uomini e non di Dio che tu debba affidare i tuoi figli di pochi mesi ad un asilo per andare a fare delle bolle o delle fatture in un’azienda, prendendo uno stipendio con cui paghi a mala pena degli estranei che si prendono cura dei tuoi figli, che tu debba fare due mestieri, quello in casa e quello fuori casa, che finiscono per farti diventare nevrotica e non riuscire ad essere una buona moglie e una buona madre.

Fai quello che vuoi, ma non si possono fare entrambe le cose questa è l’ennesima balla che ti hanno raccontato.

Se sei uomo, é volontà degli uomini che tu debba essere empatico, puccettoso, moderno, trendy, mezzo castrato, remissivo. Dio vuole che vai là fuori a procurare il pane per la tua famiglia, con ogni mezzo possibile. E soprattutto che tu abbia una famiglia.

Oggi i problemi dunque non sono i femminicidi, le discriminazioni, le disparità salariali, l’unico problema sia di donne che di uomini é trovare dei partner che non abbiamo il cervello pieno di segatura!

Persone che sappiano bene ciò a cui sono chiamati, cosa devono fare nella vita, e con cui poter di conseguenza costruire una relazione solida, organica, organizzata e duratura nella quale prosperare ed essere, se lo si desidera, fecondi, trasmettendo anche ai figli tali beni.

É necessario far rifiorire al più presto una cultura ed una educazione di genere, archiviando l’egualitarismo demenziale e forzato, perché trattare in modo uguale situazioni e soggetti diversi significa fare loro violenza. Questa è la vera violenza di oggi ad esempio: madri che non possono stare coi figli, figli che anche da piccolissimi non possono stare con le loro mamme.

Rock n’ roll.

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counseling

Il disallineamento del fascino.

Esiste una realtà biologica e antropologica di cui ovviamente non si parla mai ma che é centrale per tutte le persone.

Si tratta del fatto che le femmine sviluppano maggiormente il loro fascino da molto giovani, perdendolo poi gradualmente via via in seguito, mentre i maschi lo manifestano piuttosto più tardi, da adulti.

É una realtà elementare, considerando che le donne basano il loro fascino sulla bellezza, la disponibilità – sì, vuol dire non essere già madri di figli generati con altri maschi – e la fertilità, mentre negli uomini quella che conta non è la bellezza, quanto lo status e le risorse.

Naturalmente, l’uomo accumula status, cioè si fa una posizione, e risorse, cioè denaro e beni, man mano che passano gli anni, tramite il suo lavoro, svolto con le proprie risorse intellettuali e, nel frattempo, diventa anche più saggio, centrato ed orientato, tutte qualità che gli consentono di essere oggettivamente utile e costituire una risorsa per le donne, non solo materiale, ma anche spirituale.

Il significato di istituti oggi biasimati e considerati superati come quello del matrimonio era di proiettare l’unione familiare su un arco temporale lungo nonostante questi disallineamenti, dove la donna prendeva un uomo non ancora realizzato, sulla base – quasi sempre – della sua progettualità, delle sue potenzialità (ecco perché le donne giovani studiano attentamente gli uomini: devono capire cosa possono fare, al di là di quel che fanno in quel momento), lo aiutava a realizzarsi e lui la teneva accanto a sé, aiutandola a sua volta anche in seguito, quando il fascino di lei man mano iniziava a declinare.

Io scelgo te per quello che non hai ancora, io tengo te nonostante quello che tu hai perduto. É un corollario di lealtà, un valore oggi molto in crisi perché tutta la nostra società è basata sulla ricerca della soddisfazione a breve termine, a discapito di tutte le altre, anche quando più importanti.

La mamma cinquantenne che divorzia per l’ennesima volta e si mette alla ricerca di un uomo che voglia bene a lei e ai suoi quattro figli fatti con tre padri diversi sconosce questa realtà, così come sceglie di ignorarla il cinquantenne che spacca il proprio matrimonio per rincorrere il qlo di una ventenne.

A me dispiace, ma nascere donna non è uguale a nascere uomo e ogni sesso porta con sé delle precise conseguenze che non si possono ignorare se si vuole vivere bene.

L’egualitarismo é un concetto solo politico, che non ha alcuna rispondenza in biologia, antropologia, cultura, psiche e realtà dell’uomo.


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cinema

15 cose sul film Tapirulan.

1) Il dialogo chiave del film é:

– «Ma perché ci dobbiamo difendere da chi amiamo?»

– «Perché é solo chi amiamo che può farci del male»

2) Finalmente un film che parla del counseling, così forse le persone smetteranno di chiedermi sempre che cos’è 😂, anche se ciò che viene mostrato nel film non è vero counseling per diversi aspetti.

3) La counselor usa troppo spesso la parola «devi» con i suoi «clienti», fornisce consigli anziché limitarsi a fare domande, non fa le domande che sarebbero funzionali per i clienti, che a me invece durante la visione venivano in mente a dozzine, le sessioni sono troppo brevi e superficiali – naturalmente al cinema non si poteva fare diversamente, é un adattamento.

4) Quello che invece è piuttosto genuino é il «parco disturbi» di cui soffrono i vari clienti che si susseguono, che é più o meno quello che affronta settimanalmente un vero counselor.

5) Genuina é anche la ferita che, sin dalle prime battute, si vede essere presente anche nella counselor stessa e i gravi problemi relazionali della medesima; parlo spesso di questo: sono le nostre ferite, se abbiamo saputo integrarle, che ci rendono in grado di aiutare gli altri, non tanto i diplomi e gli studi.

6) Sul valore fondamentale delle ferite per poter aiutare gli altri, vai a leggere la storia di Chirone sul blog www.storiemairaccontate.it e, con l’occasione, iscriviti al blog per ricevere una nuova, fondamentale storia alla settimana, al venerdì pomeriggio.

7) La counselor protagonista del film, che vive perennemente camminando o correndo come un criceto su una ruota di fronte ad un pannello di vetro gigante, che sembra un gigantesco cellulare, tramite cui cerca di aiutare sia gli altri che se stessa é una grande metafora dell’uomo contemporaneo, delle sue nevrosi e delle sue miserie, soprattutto relazionali.

8) La pellicola sin dall’inizio trasmette una sensazione
claustrofobica, di angustia, di costrizione in ambienti chiusi, nei quali il mondo reale filtra solo mediante il monitor posto davanti al tapis roulant dove corre la protagonista o dalle finestre della casa, sempre come un qualcosa di lontano e poco raggiungibile, anche quando distante solo poche decine di metri.

9) La counselor protagonista offre la sensazione di una persona che conduce una vita insolita, che però oggigiorno é condivisa da tanti, non si capisce bene per quale motivo, e che tenta in qualche modo di restare a galla o respirare in un mondo per lei difficile, pertanto suscita fin dai primi minuti più un sentimento di compassione che di ammirazione, nonostante un commento sonoro che sembrerebbe voler essere celebrativo e che finisce per rendere ancora più stridente il contrasto.

10) Nel film sono tutti nevrotici, persino il «supervisore» della counselor che, mentre parla, stringe con la mano una pallina antistress, non vengono mai mostrati personaggi significativi in pace con loro stessi, centrati, sereni: tutti sono ansiosi, apparentemente come condizione perenne.

11) Si parla spesso di empatia, una qualità essenziale di ogni counselor, ma sul concetto si gioca anche, ricordando a riguardo un po’ il lavoro dello scrittore Philip K. Dick (sì, quello di Blade Runner) e mostrando limiti evidenti che i counselor non hanno nella realtà: la protagonista si fa aiutare da un sistema di «emotive tracking» a capire lo stato emotivo dei suoi «clienti» – una macchina le deve dire come stanno le persone con cui parla a monitor, insomma…

12) Dove il film delude é, come troppo spesso accade col cinema italiano, che sembra mutuare i difetti dagli sceneggiati tivù più scadenti, nell’aver infilato diversi luoghi comuni, come quello del marito cattivo che devasta di botte la moglie credulona (in 25 anni di attività come divorzista non ho mai visto un caso del genere, viceversa ho assistito a migliaia di gravi cattiverie da parte delle donne) e come quello del gay che viene malmenato (il cinema italiano é letteralmente passato dal portiere d’albergo gay dei cinepanettoni all’omosessuale menato perché è tale: c’è la coerenza di rimanere sempre e comunque lontani dal reale).

13) La delusione più grande é comunque il finale dove il tema del perdono, che é un aspetto fondamentale e centrale di ogni pratica di counseling, viene trattato con sciatteria, superficialità e quasi evitato, quando invece si sarebbe potuto davvero far meglio.

14) Tapirulan è un film dove tutti i personaggi positivi sono femminili, oppure maschi omosessuali, mentre quelli maschili etero sono tutti negativi: uno ha investito e ucciso un ragazzo e non si è fermato, un altro ha omesso di andare a prendere la figlia che così é salita sul motorino di un’amica andandosi a sfracellare, un altro ancora picchia la moglie, il padre della protagonista violenta la figlia.

15) Il pregiudizio verso i maschi é tanto fitto da tagliarsi col coltello. Il mio counseling per gli autori di Tapirulan sarebbe rivolgere loro queste domande:

  • come mai oggigiorno i maschi sono sempre cattivi, violenti, degenerati e le femmine poco meno delle sante?

  • c’è stato nella tua vita un maschio importante per te: un padre, un nonno, un fratello, uno zio, un insegnante che ti ha aiutato e dato una mano?

  • qual é il valore dell’arte e della commedia nella formazione dell’immaginario collettivo e nel benessere spirituale delle persone?

  • é importante secondo te che le persone stiano attente a quel che si mettono in testa, oltre che a quello che si mettono in bocca?

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counseling

10 cose sul perché le relazioni oggi non vanno.

1) Non hai ricevuto alcuna formazione su come, ad esempio, puoi fare per far sentire amata una persona: la scuola ti ha preparato solo per il lavoro, non per la tua vita personale – questa è quella che io chiamo educazione per gli schiavi.

2) In molte relazioni, in quasi tutte, non c’è l’ascolto e, quando manca l’ascolto, manca anche una relazione autentica.

3) L’ascolto manca perché richiede una serie di requisiti che possono esserci solo in una persona con un livello evolutivo medio – alto: non giudizio, ascolto anche di ciò che l’altro non dice, rinuncia a capire o mentalizzare, focalizzazione mentale, disponibilità ad ascoltare anche argomenti sgradevoli.

4) Il modello con cui ti relazioni con gli altri é più quello competitivo che quello collaborativo, vuoi più apparire che essere, senza considerare che ciò é tipico di chi ha bassa autostima.

5) La ferita narcisistica che hai, che é in ognuno di noi, è spaventata dal raggiungimento di una vera intimità con l’altro: il narcisista non vuole una connessione autentica, ma solo un pubblico, peraltro sostituibile con altro pubblico, quindi fungibile – per lui non sei una persona unica: al tuo posto é uguale anche se ce n’è un’altra.

6) La scuola non ti insegna come gestire in modo funzionale le relazioni; ti potrebbe aiutare la grande letteratura del passato, che contiene la vera anima dell’uomo, ma tu, anziché leggere ad es. Anna Karenina, guardi demenziali serie TV americane woke dove mostrano relazioni di plastica, finendo tragicamente per credere che le relazioni funzionino in quel modo anche nella realtà.

7) Hai creduto alla gigantesca bugia, creata dalla politica per scopi di sfruttamento, dell’uguaglianza uomo e donna, quando maschi e femmine sono, tutto al contrario, fatti in modo opposto ed è impossibile gestire in modo anche solo minimamente adeguato una relazione con una persona dell’altro sesso senza tener conto di tale diversità, che poi é una ricchezza; corri a comprare e leggere il libro di John Gray!

8) Credi alle frottole degli «interessi comuni» e altre boiate del genere in cui sembrano credere tutti, ponendo per la tua relazione obiettivi stupidi, demenziali e irrealizzabili… Chesterton diceva invece

«mi riferiscono che si può divorziare per incompatibilità, se questo è vero mi meraviglio che non abbiano divorziato tutti, perché l’uomo e la donna fondamentalmente sono incompatibili e la sfida del matrimonio é proprio riuscire ad andare oltre quella incompatibilità».

9) Credi di poter restare innamorato tutta la vita, quando il periodo dell’innamoramento dura due anni, massimo due e mezzo quando contrastato, e, dopo, la relazione deve essere sostenuta da altro; prendi il libro dei 5 linguaggi dell’amore e studialo bene.

10) Ti lascio con un passaggio altissimo della grande letteratura: le relazioni sono una lotta e una sfida quotidiana, un mettersi in discussione costante, farsi piccolo per l’ascolto e grande per l’aiuto, un lavoro che si fa non per odio di quel che si combatte, ma per amore di quel che si protegge, come conviene a ogni buon cavaliere. Se una relazione finisce, o va in difficoltà, non attaccarti mai alla stessa, ma prendi congedo con queste parole dell’Enrico V di Shakespeare, dove c’è l’essenza di ogni relazione, da vivere sempre con mancanza di attaccamento:

«Chi per questa battaglia non ha fegato che parta pure: avrà un salvacondotto e denaro pel viaggio nella borsa. Non ci garba di morire in compagnia di chi ha paura di morir con noi».

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