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13 cose sul perché é meglio non bloccare mai nessuno.

1) Questo post riguarda le relazioni normali, non quelle dove c’è una persona che commette reati gravi e reiterati come gli atti
persecutori, per le quali ovviamente sono destinate a valere considerazioni diverse.

2) Bloccare una persona é spesso una manifestazione di maleducazione o di scarsa buona educazione: ci sono modi più cortesi di comunicare il messaggio per cui non si è interessati a relazionarsi oppure modi più funzionali di gestire i conflitti.

3) Di solito, le persone finiscono per bloccare persone con cui non sono interessate ad interagire o persone di cui, all’opposto, sarebbe molto interessate, ma con le quali c’è un conflitto, apertosi durante una relazione in corso.

4) Le relazioni, peraltro, sono fatte di conflitti continui, perché ognuna delle due persone ha gusti, propensioni e desideri diversi e quindi é necessaria una mediazione costante tra le aspirazioni di entrambi.

5) Oltre che un gesto di scarsa buona educazione, bloccare un’altra persona é un forte segnale di immaturità e infantilismo, soprattutto quando viene realizzato da persone che, per la loro età e le circostanze, dovrebbero all’opposto possedere una certa capacità relazionale.

6) Siccome non c’è due senza tre, bloccare le persone, specialmente quelle per noi significative in caso di conflitto, é indice di una concezione materialistica e narcisistica delle relazioni, dove le persone vengono reificate e sono dunque trattate come cose, che quando non servono più vengono semplicemente buttate via.

7) Bloccare un’altra persona, dunque, é l’erezione di un muro tra te e quella persona che determina un’uscita di energia violenta sia per quella persona, che potrebbe, specialmente se non dispone di un certo grado evolutivo, risentirsene anche malamente, sia, soprattutto per te – ed é questa la considerazione più importante da fare.

8) Ogni volta che blocchi una persona trasmetti al tuo inconscio e a te stesso tre messaggi disfunzionali: quello di essere maleducato, immaturo e infantile, materialista e narcisista, col bel risultato che ovviamente diventerai nella realtà sempre più simile a questa immagine deteriore di te.

9) Quasi tutte le volte che blocchi qualcuno, inoltre, eserciti il giudizio, un veleno estremamente tossico in cui tu ti metti al di sopra dell’altro e giudichi l’altro come una persona inadeguata.

10) Il giudizio é tossico perché ricade su te stesso, infatti é un punto di vista che poi, proprio come un paio di occhiali, finirai per usare anche quando ti chiederai a valutare te stesso, una valutazione da cui purtroppo non uscirai bene.

11) Il giudizio é, poi, anche tossico perché é il necessario presupposto dell’ira, uno dei sette peccati capitali, cioè una delle «buche» in cui volta per volta finiamo per cadere quando non siamo al nostro meglio.

12) Il contrario del giudizio é la compassione ed è questo un atteggiamento molto più funzionale verso le persone e le relazioni difficili della nostra vita.

13) Tutte queste considerazioni riguardano processi interiori e non ti impediscono di tutelarti: puoi fare le stesse cose, ma con un atteggiamento interiore molto più sereno e tranquillo ed in effetti servono proprio per non farti contagiare dalla negatività altrui.

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La parola anodino esiste.

A differenza degli altri maschi, per me l’intelligenza in una donna é sempre estremamente attraente, ma solo perché, da un lato, ho la grande presunzione di essere ogni volta e comunque più intelligente io e, dall’altro, perché se una scende troppo in basso a livello cognitivo finisce per farmi cadere troppe volte i m@ron1 e dopo non molto ovviamente la cosa mi scoccia. Poi sono troppo legato a quei piccoli e deliziosi incantesimi che sono le parole per non subire, e molto, il fascino di una donna che sa scegliere con cura quelle più giuste o divertenti o stimolanti…

I miei fratelli invece tendono a preferire e a trovarsi più a loro agio con donne modello più base.

Questo non è, come si tende a credere oggi, perché si vuol manipolare o comandare, ma semplicemente e banalmente perché gli uomini vogliono sentirsi utili. É la famosa mentalità da provider che é hard coded in ogni uomo definibile come tale.

Nessun uomo ha paura di una donna indipendente, estremamente intelligente, realizzata: ne è semplicemente annoiato. La guarda come uno juventino guarda la Champions: sa che non potrà mai averla, perché non è giusto che l’abbia, non ha le qualità necessarie per averla e se per avventura l’avesse ne sarebbe persino imbarazzato perché non saprebbe cosa farsene tutto il giorno.

Oggi, come ho già detto più volte, il problema é l’assenza del patriarcato, non certo il patriarcato in sé, che é una situazione costruita e mantenuta a favore della donna, per la sua protezione, la sua evoluzione e il suo compimento, così come la femminilità, che analogamente oggi scarseggia molto, é necessaria per gli uomini.

I razzatifici che conoscete come giornali e televisioni vi stanno «educando» a considerare gli uomini cattivi e le donne buone, ma io vi posso giurare su quanto di più caro che é vero, semmai, l’opposto.

Gli uomini non solo sono estremamente generosi, ma desiderano profondamente manifestare questa loro generosità. Oggi tutto questo viene frustrato da concetti profondamente sbagliati che sono stati iniettati nei cervelli delle persone e che le hanno messe in uno stato di confusione da cui non riescono a risvegliarsi.

Non solo, ma quando parli di queste cose spesso ci sono reazioni isteriche che comprovano quanto le persone, in fondo, siano attaccate ai loro veleni e alla loro ignoranza.

Eppure se non si capiscono i tratti fondamentali degli uomini e delle donne sarà impossibile ritornare all’unico modello praticabile delle relazioni tra noi, che é quello organico e collaborativo, non competitivo.

Che senso ha far fare alle donne cose da uomini e viceversa?

Il demente grave oggi si commuove quando i razzatifici mettono in prima pagina gli uomini incinti o che hanno il ciclo ma io mi chiedo e voglio chiederti: esattamente che cosa ci sarebbe di bello in una cosa del genere? Quale sarebbe il costrutto? Che cosa ne avremmo
dimostrato?

A me, e a moltissime donne, non frega un razzo della Cristoforetti. Abbiamo dimostrato che una donna se vuole può fare l’astronauta, ma la veritá è che questa scoperta non cambierá di un grammo la nostra vita e quella dei nostri figli.

La chirurgia ha dimostrato che un uomo può farsi mutilare in modo da assomigliare molto ad una donna, ma quale sarebbe il vantaggio che ne deriva a lui e a tutti noi?

L’unica cosa che vedo in vicende come questa é la presunzione dell’uomo che vuole farsi grande tanto quanto Dio, la vecchia torre di Babele o la ὕβρις dei nostri maestri greci.

Nasciamo in questo mondo per essere chiamati a vivere una vita da maschio o da femmina, ma abbiamo la presunzione di poter superare il sesso che ci é stato assegnato dalla nascita facendoci mutilare da un chirurgo in oltre venti interventi e finendo peraltro solo per assomigliare all’altro sesso, ma mantenendo sempre quello di partenza, perché il patrimonio genetico non può essere cambiato dalla chirurgia né da altro.

Le donne devono essere brave sul lavoro avere «le palle» (espressione orribile, demenziale, significativa), mentre gli uomini devono essere sensibili, empatici, puccettosi e petalosi… Ma perché?

Solo per dimostrare che l’uomo può fare tutto perché è pari a Dio?

La tara é questa. Siamo rane che, come nella favola di Esopo, si stanno gonfiando per scoppiare, ormai molto presto.

Fate il razzo che volete, ma gli uomini non possono e non potranno mai creare una donna da un uomo o un uomo da una donna. Il massimo che potranno fare é una cosa che solamente vi somiglia, ma non lo é.

L’uomo non è pari a Dio e crederlo, consapevolmente o no, é un errore tragico.

Se nasci donna, devi vivere tutta la tua vita, tutti i singoli f0ttut1 momenti della tua vita da donna. Devi accettare il ciclo mensile, l’instabilità emotiva, i lavori di casa, quelli coi risvoltini, i colloqui con le insegnanti nevrotiche dei tuoi figli e le torte che non lievitano.

Analogamente se nasci uomo devi accettare la tua chiamata e vivere da uomo dal primo all’ultimo istante della tua vita: devi portare il pane a casa, devi proteggere, devi risolvere problemi, usare la logica e devi, mi dispiace se non ti va di farlo ma é necessario, essere una guida autorevole.

Niente PlayStation per te ometto.

Questa è la volontà di Dio e il nostro maestro buono, a precisa domanda sul punto, ha risposto che il comandamento più importante é quello di amare Dio e la sua volontà con tutto il nostro cuore, la nostra anima e la nostra mente.

Tutto il resto è volontà degli uomini e non la devi seguire.

Se sei donna, é volontà degli uomini e non di Dio che tu debba affidare i tuoi figli di pochi mesi ad un asilo per andare a fare delle bolle o delle fatture in un’azienda, prendendo uno stipendio con cui paghi a mala pena degli estranei che si prendono cura dei tuoi figli, che tu debba fare due mestieri, quello in casa e quello fuori casa, che finiscono per farti diventare nevrotica e non riuscire ad essere una buona moglie e una buona madre.

Fai quello che vuoi, ma non si possono fare entrambe le cose questa è l’ennesima balla che ti hanno raccontato.

Se sei uomo, é volontà degli uomini che tu debba essere empatico, puccettoso, moderno, trendy, mezzo castrato, remissivo. Dio vuole che vai là fuori a procurare il pane per la tua famiglia, con ogni mezzo possibile. E soprattutto che tu abbia una famiglia.

Oggi i problemi dunque non sono i femminicidi, le discriminazioni, le disparità salariali, l’unico problema sia di donne che di uomini é trovare dei partner che non abbiamo il cervello pieno di segatura!

Persone che sappiano bene ciò a cui sono chiamati, cosa devono fare nella vita, e con cui poter di conseguenza costruire una relazione solida, organica, organizzata e duratura nella quale prosperare ed essere, se lo si desidera, fecondi, trasmettendo anche ai figli tali beni.

É necessario far rifiorire al più presto una cultura ed una educazione di genere, archiviando l’egualitarismo demenziale e forzato, perché trattare in modo uguale situazioni e soggetti diversi significa fare loro violenza. Questa è la vera violenza di oggi ad esempio: madri che non possono stare coi figli, figli che anche da piccolissimi non possono stare con le loro mamme.

Rock n’ roll.

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Meglio Pippa o una pippa?

La tragedia di Arisa é quella di qualsiasi altra donna spazzatura contemporanea occidentale: poter trovare con estrema facilità uomini con cui fare sesso, ma faticare terribilmente nel rinvenirne uno con cui poter costruire una storia seria e un rapporto profondo e duraturo.

Sfortunatamente, il sesso occasionale o comunque vissuto fuori da un rapporto importante non dà la felicità: per quella occorre avere appunto una relazione significativa e autentica.

L’ambito delle relazioni affettive é l’ennesimo in cui la modernità ha sostituito le cose vere con dei surrogati; non è certo l’unico, ma é quello in cui la mancanza di autenticità ci ferisce maggiormente.

Quello che Arisa nel suo disperato appello mostra di non aver consapevolizzato é che nessun uomo desidererebbe avere per moglie o compagna una che si pubblica nuda su instagram.

Il cervello maschile, quando si tratta di scegliere una partner, é rimasto tale e quale a quello di milioni di anni fa e non cambierà mai.

Non è poi molto difficile da capire:

  • mostri doti e qualità da moglie: gli uomini ti cercano per sposarti e investire su di te;
  • ti comporti e ti mostri come una tr01@: gli uomini ti cercano solo per portarti a letto e mandarti a stendere subito dopo.

Poi ci sono anche quelli che, quando fai un post così sconclusionato e confuso, perdono anche quel poco di voglia di portarti a letto che avrebbero potuto avere.

Va ribadito ancora una volta che i problemi maggiori oggi non sono di empatia, insensibilità, narcisismo e così via, ma cognitivi.

Se non ci ripigliamo e ricominciamo a capire le cose elementari non usciamo.

Tutto il resto é una rifinitura.

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L’Occidente non é emendabile.

Questo è uno dei miei post più amari di sempre; chi mi é più vicino sa che penso queste cose da anni, ma non contiene nulla di inesatto, é la pura verità. Ddecidi tu se vuoi affrontarlo o meno, potrebbe lasciarti con un senso di amarezza abbastanza profondo.

Decidere se riparare «qualcosa» o buttarla via é una cosa che capita di dover fare a tutti, molte volte nel corso della vita.

Per sciogliere questa decisione, una delle valutazioni da svolgere é appunto vedere se una cosa é riparabile: se non lo é, infatti, non resta altro da fare che buttarla e, dopo, o prenderne un’altra o fare senza.

Il termine cosa qui é da intendere con riferimento a qualsiasi entità, anche immateriale.

Anche una relazione rientra in considerazioni di questo genere e non é emendabile, ad esempio, quando non c’è una modalità di gestione dei conflitti da adulti e da persone autentiche e con un minimo di evoluzione condivisa in entrambi i suoi membri.

Un’automobile, più banalmente, non è utilmente riparabile quando il guasto o la vetustà sono tali da rendere o impossibile o sconveniente la riparazione.

Una delle cose oggi non più riparabile é l’Occidente o meglio la società o civiltà occidentale, perché, dal dopoguerra almeno ad oggi, é stata impostata su basi anti umane, infondendo una cultura da un lato insensata e dall’altro, per alcuni aspetti, di vera e propria morte, che ne hanno determinato il progressivo decadimento.

Questi problemi sono non emendabili perché le persone da cui è in fondo composta la società (there is no such a thing as society, come é stato giustamente detto) hanno compiuto una rivoluzione copernicana dei loro punti di vista sulla vita, sostituendo, a quelli su cui si è basata la civiltà umana per milioni di anni, punti di vista nuovi ed opposti, nei quali, senza alcuna ragione valida, crede ciecamente e istericamente, non essendo disponibile a rinunciarvi nemmeno di fronte all’evidenza.

L’aborto, che é con tutta evidenza il frutto marcio della odierna cultura di morte, é stato disegnato nelle coscienze di tutti come un «diritto» (nota che nessuna legge, né in Italia né in altri Stati del mondo, lo definisce mai tale) e, proprio in questi anni, come se tutto ciò non fosse già un abominio, verrà codificato come un vero e proprio dovere: chi farà figli verrà biasimato per aver commesso una blasfemia contro la nuova divinità pagana di Gea o dell’ambiente (tutti gli idoli esigono da sempre sacrifici umani).

É stata introdotta la più grande confusione possibile tra i sessi, tanto che oggi le donne sono elogiate se fanno cose da maschi e gli uomini devono essere più «empatici», sensibili, ascoltatori e paritari, cioè sostanzialmente più simili alle donne.

Se una donna si comporta da donna e un uomo da uomo viene, viceversa, biasimato.

Quello che é stato fatto alla società occidentale é paragonabile a quello che avverrebbe se in un’azienda arrivasse uno e spostasse le persone da un ruolo all’altro: il fattorino fa il CEO, il capo delle vendite va a fare la contabilità, quello che ripara le macchine a pulire i cessi e così via.

Se arriva qualcuno a dire «ma che razzo fate?» gli dicono che non siamo nel medioevo, che é un retrogrado e che loro nel fare questo sono superiori e lui «non capisce».

Dopo 3 mesi ovviamente quell’azienda va in fallimento perché sono state prese delle persone che avevano delle competenze per fare quello che facevano e sono state messe a fare delle cose per cui ne erano totalmente sprovviste.

Se una donna mangia fino a sfondarsi, le cantano «sei bellissima». Se arriva un uomo a dirle che ovviamente più mangia e più ingrassa (il compito degli uomini é sempre stato quello di mostrare alle donne la realtà), gli dicono che è «tossico», così la prossima volta si fa giustamente i razzi suoi e poi, dulcis in fundo, le donne naturalmente si chiedono dove sono finiti i veri uomini.

Questa è una società che non solo vive costantemente nell’errore ma é anche convinta, all’esatto opposto, di vivere nel migliore dei modi possibili e che chi dice il contrario sia solo un povero retrogrado, un disagiato.

Come la aiuti una società del genere?

Col «dialogo»?

A parte che alla maggior parte delle persone che vivono in Occidente oggi fai molto prima a metterglielo in q-lo che in testa, ormai l’Occidente é già andato, già finito, già compromesso.

Se anche una notevole parte delle persone, cosa oggettivamente impossibile per molti motivi, per assurdo si risvegliasse, ormai sarebbe troppo tardi.

L’unica speranza dell’Occidente é una grande catastrofe che spazzi via la società attuale, lasciando solo pochi sopravvissuti che
ricostruiscano la civiltà su basi logiche e biologiche, all’esatto contrario di quanto si ha adesso.

Ogni giorno mi meraviglio che Dio non ci abbia ancora strafulminato tutti per il modo indegno in cui viviamo e usiamo i doni che abbiamo ricevuto, ma credo proprio che questa franchigia che ci ha concesso per motivi che conosce solo lui non durerà forse ancora a lungo.

Non ti dico di pentirti, di convertirti o di cambiare vita, cerca di risvegliarti per quanto puoi, non farà una grande differenza per gli altri ormai, ma potrebbe farla per te stesso.

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Come si diventa counselor?

Ricevo molte richieste su come sia possibile diventa counselor e, soprattutto, su come si possa capire se, per se stessi, possa essere una buona idea.

A queste domande, soprattutto alla seconda, ci sono tante possibili risposte.

Una delle più interessanti, a mio giudizio, riguarda il rapporto che abbiamo con il dolore e la sofferenza altrui.

Sei, ad esempio, una persona che quando un amico o un familiare inizia a parlarti di un suo problema, lo interrompe, non vede l’ora che cambi discorso, si sente molto a disagio e vorrebbe, se solo fosse possibile, andarsene?

Oppure, viceversa, non hai problemi a stare accanto a persone che si trovano nella sofferenza?

I counselor sono di tanti tipi. Uno di essi è quello delle doula della morte, ad esempio: counselor che stanno accanto alle persone che stanno morendo.

Che cosa si fa di fianco ad uno che muore?

Se ti poni questa domanda, sei già un po’ fuori strada, perché in quelle situazioni non si fa niente, semplicemente si è (accanto).

Ma chi vuole stare di fianco ad un morente?

Anche questa è una domanda poco funzionale.

Una domanda che puoi farti é invece questa: quando verrà il mio momento, vorrò morire da solo o vorrei, invece, che ci fosse qualcuno accanto a me?

Lascia affondare tutte queste domande nella tua anima e cerca di ascoltare le sensazioni che provi.

Un counselor non è lì per risolvere, non deve mai dare consigli, può solo ascoltare e aiutare la persona a risolvere «da solo» le proprie situazioni, applicando il metodo della maieutica.

Il counselor capisce subito qual è il problema della persona che si trova di fronte, ma non glielo dice, perché non servirebbe a niente e perché… lo sa bene anche la persona stessa.

Anche la persona, infatti, conosce la verità, ma il punto é che non è ancora pronta per viverla.

Il counselor la aiuta ad arrivare in una situazione in cui finalmente potrà usare le tante verità che ha capito mesi o anni prima.

Un counselor non deve solo accettare la sofferenza dell’uomo ed esser capace di starle accanto così come se si trattasse di un qualsiasi altro stato emotivo.

Il counselor accetta anche la insensatezza, la contraddittorietà e le ombre, i lati negativi, degli uomini con cui entra in relazione e, più in generale, dell’uomo come realtà.

Non diventare mai counselor, invece, se vuoi continuare a pensare che tutti gli uomini siano buoni, coerenti, grati, riconoscenti, civili e così via.

Diventalo solo se ami talmente tanto l’uomo, se sei così
autenticamente curioso di conoscerlo, da accettarlo con i suoi grossi limiti, le sue manchevolezze e inadeguatezze.

Diventare counselor é un percorso evolutivo che ti porterà ad essere più forte nello spirito.

Quella maggior forza la metterai al servizio degli altri, ma anche di te stesso, perché chi illumina la strada altrui si ritrova sempre illuminata anche la propria.

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Viva la 🥔.

Una società che non richiede nemmeno, come requisito per diventare reginetta di bellezza, di avere la fregna é una società dove tutto è ammissibile e – qui continuo il discorso per i meno dotati, gli altri hanno già capito – una società dove si può fare indiscriminatamente qualsiasi cosa é una vera e propria non-società, che non fornisce nessun valore aggiunto agli individui, le cui qualità e i cui talenti perdono così di ogni importanza, tanto tutto é uguale.

Una società del genere fa vivere tutti al buio, dove le cose non si possono distinguere le une dalle altre e allora ogni dettaglio, ogni realizzazione, perde di importanza e di rilievo.

La cosa viene presentata come progresso, quando invece, tutto all’opposto, é solo una chiara manifestazione di grave decadenza.

Bisogna, all’esatto contrario, invocare una cascata di luce perenne, fare in modo che quanti più uomini e donne (non ci sono altri generi) possibili si risveglino, tornino dunque alla veglia – e alla preghiera, che della veglia é la necessaria compagna, checché ne dicano i fanatici della meditazione tour court – affinché gli individui e le cose possano tornare ad avere di nuovo un senso, inteso intanto anche semplicemente come direzione.

La notte può solo nascondere agli altri i tuoi peccati, ma sai bene che non ha nessuna pietà con te tutte le volte in cui hai bisogno di dimenticare.

Alla luce!

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La regola del body count non sbaglia mai.

Va detto chiaramente alle donne che con quanti più uomini vanno con quanto più perdono valore.

Forse questo non è «giusto» ma é una realtà biologica, culturale, probabilmente anche archetipica.

Alla radice del «desiderio» di «scopare con tutti gli uomini che si vuole», che io credo essere indotto e non certo innato, c’è la pretesa delle donne di vivere la sessualità in modo maschile, così come predicato dal peggior femminismo, basato sul demenziale presupposto che se donne e uomini non sono uguali, be’ allora dovrebbero esserlo.

In realtà, tutto all’opposto, né siamo uguali, né mai lo saremo, né dovremmo esserlo.

Chi sono, peraltro, le femministe per pretendere di saperne di più di chi ha creato il mondo?

Questi, dunque, non sono diritti per la donna, ma modi in cui la donna finisce per rovinarsi poco alla volta!

E tutto ciò va sempre testimoniato quando se ne presenta l’occasione.

Nessuno toglie un grammo di libertà a nessuno, ma il punto di vista cristiano deve restare sempre a disposizione, per fare sapere che esiste un modo diverso di vedere le cose e che chi lo desidera lo può sempre mutuare.

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La demenza della modernità.

La demenza della modernità é plaudire alle donne quando fanno qualcosa da uomini, tipo diventare manager di qualche società – da fare fallire poi nel corso di qualche anno, come da solita tradizione ambisex dell’imprenditoria ita lica – e gli uomini quando fanno qualcosa da donna, tipo impugnare il viakal per pulire il bagno.

Facciamo che torniamo ad apprezzare gli uomini quando fanno cose da uomini, tipo fare o curare il cambio d’olio alla macchina, e le donne quando fanno cose da donne, tipo il ragoût?

Se dovessi dire che cosa è più urgente fare per uscire dal pantano in cui ci siamo trovati, questa sarebbe sicuramente una delle prime cose.

Bisogna anche chiedersi quale sarebbe il punto di coltivare uomini che sono pessime donne e donne che sono pessimi uomini come si é fatto negli ultimi decenni.

Lo stesso Jacques Lacan – per quelli cui l’evidenza non è mai sufficiente, ma vogliono sempre il supporto scientifico – ha detto molto chiaramente che ognuno di noi è il suo sesso, con tutto ciò che ne consegue.

Voler uscire da questo é davvero solo una stolta presunzione da parte dell’uomo moderno, che, anziché valorizzare ciò che gli viene donato alla nascita, pretende di stravolgere biologia, natura, cultura e, in sintesi, l’intero disegno di Dio.

Sii un vero uomo, sii una vera donna, questo potrebbe risolvere già moltissimi problemi.

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Giudicare é bello?

Il giudizio é un veleno, sia per chi lo pratica che per chi lo riceve, quando ha per oggetto l’identità delle persone e le loro qualità o difetti.

Chi vuole vivere bene, può sostituire il giudizio con il suo esatto contrario, che é la compassione, una delle vibrazioni più pure e più in grado di renderci davvero umani – e non un branco di autistici che blaterano a caso di empatia come accade per lo più oggigiorno.

Ma quando il giudizio è sui comportamenti, sulle decisioni, sulle condotte, su cosa é opportuno e cosa non lo é?

In quel caso, vale esattamente l’opposto.

Il giudizio, anziche sprofondarti, ti eleva e ti fa crescere, perché la distinzione tra il bene e il male é un momento fondamentale e irrinunciabile di qualsiasi percorso evolutivo e di crescita personale.

Facciamo degli esempi.

Tizio dice che Caia é una donna che non vale niente perché ha abortito.

Questo è il giudizio sulla persona, quello del primo tipo, che avvelena intanto subito comunque chi lo pratica e poi magari, se se ne lascia contagiare, anche chi lo riceve, la nostra povera Caia.

Tizio dice che l’aborto è un male e non va mai praticato.

Qui Tizio non offende nessuno – se Caia si sente offesa non è colpa di Tizio, ma solo di Caia stessa.

Tizio sta solo discernendo tra ciò che è bene e ciò che è male e sta testimoniando il suo punto di vista agli altri in modo che chi concorda possa mutuarlo.

Testimoniare, infatti, significa proporre e mai imporre.

Nel fare questo, Tizio definisce i suoi valori, i suoi confini e, dunque, cresce come persona.

Tizio condannerà sempre l’aborto, ma accoglierà sempre Caia, anche se questa avesse abortito 100 volte, perché lui giudica in astratto cosa è bene e cosa è male, ma é sempre pronto ad ascoltare i suoi simili, perché sa di avere peccato lui stesso per primo infinite volte.

Ma il fatto che ognuno di noi è, a sua volta, un peccatore non significa affatto che si debba rinunciare a dire male al male e bene al bene, cosa che, tutto al contrario, é nostro preciso dovere, per costruire noi stessi e per aiutare gli altri a costruire a loro volta loro stessi.

Le decisioni che prendi, i comportamenti che adotti e metti in pratica, non sono senza conseguenze. Nessuno ti giudica, ma quello che scegli di fare ha sempre delle conseguenze diverse a seconda della decisione che prendi, non puoi mai pensare che tanto é tutto uguale.

Lo so anche io che in una società di autistici sconnessi gli uni dagli altri, dove il counseling naturale é pressoché scomparso, é sempre più difficile prendere decisioni, ma proprio per questo é fondamentale testimoniare quello in cui si crede, perché solo così alcuni altri, che la pensano come te, si sentiranno meno soli e saranno più liberi di decidere veramente.

Devi essere sempre morbidissimo con gli altri, inflessibile sulle tue idee.

Sii un vero uomo, sii una vera donna, vieni nelle terre dell’anima.


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Cronache dell’Ovest.

Il nazismo voleva creare l’uomo forte, gli anglosassoni vincitori poi però hanno letteralmente creato legioni di Unternmenschen, tanto che oggi potremmo legittimamente indicare l’intero Occidente dominato dalle vespe come un continente unico, quello di Subumania.

Aggiungo anche che Orwell il suo 1984 non se lo é inventato, ma lo ha tratto pedissequamente dall’inconscio collettivo dell’uomo
occidentale, che, dopo la chiusura della sua opera, é diventato persino peggio.

Di tutti i padroni che l’Italia ha avuto nel corso dei secoli, gli Stati Uniti sono quelli di gran lunga più volgari: una cultura buona, popolare, ma anche alta e millenaria é stata sostituita con una subcultura infantile.

Ricordati ben sempre che quello che credi modernità e diritti, come quelli all’aborto, al divorzio, all’eutanasia e tanti altri, sono solo costumi che ti sono stati imposti dai tuoi padroni, non la forza ma con l’inganno, il ché é persino peggio.

Vuoi la riprova? Pensa a quanto questi diritti ti hanno reso felice e soddisfatto o invece quanto ti hanno al contrario rovinato.

Be a real man, be a real woman: vieni nelle terre dell’anima.


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