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Giudicare é bello?

Il giudizio é un veleno, sia per chi lo pratica che per chi lo riceve, quando ha per oggetto l’identità delle persone e le loro qualità o difetti.

Chi vuole vivere bene, può sostituire il giudizio con il suo esatto contrario, che é la compassione, una delle vibrazioni più pure e più in grado di renderci davvero umani – e non un branco di autistici che blaterano a caso di empatia come accade per lo più oggigiorno.

Ma quando il giudizio è sui comportamenti, sulle decisioni, sulle condotte, su cosa é opportuno e cosa non lo é?

In quel caso, vale esattamente l’opposto.

Il giudizio, anziche sprofondarti, ti eleva e ti fa crescere, perché la distinzione tra il bene e il male é un momento fondamentale e irrinunciabile di qualsiasi percorso evolutivo e di crescita personale.

Facciamo degli esempi.

Tizio dice che Caia é una donna che non vale niente perché ha abortito.

Questo è il giudizio sulla persona, quello del primo tipo, che avvelena intanto subito comunque chi lo pratica e poi magari, se se ne lascia contagiare, anche chi lo riceve, la nostra povera Caia.

Tizio dice che l’aborto è un male e non va mai praticato.

Qui Tizio non offende nessuno – se Caia si sente offesa non è colpa di Tizio, ma solo di Caia stessa.

Tizio sta solo discernendo tra ciò che è bene e ciò che è male e sta testimoniando il suo punto di vista agli altri in modo che chi concorda possa mutuarlo.

Testimoniare, infatti, significa proporre e mai imporre.

Nel fare questo, Tizio definisce i suoi valori, i suoi confini e, dunque, cresce come persona.

Tizio condannerà sempre l’aborto, ma accoglierà sempre Caia, anche se questa avesse abortito 100 volte, perché lui giudica in astratto cosa è bene e cosa è male, ma é sempre pronto ad ascoltare i suoi simili, perché sa di avere peccato lui stesso per primo infinite volte.

Ma il fatto che ognuno di noi è, a sua volta, un peccatore non significa affatto che si debba rinunciare a dire male al male e bene al bene, cosa che, tutto al contrario, é nostro preciso dovere, per costruire noi stessi e per aiutare gli altri a costruire a loro volta loro stessi.

Le decisioni che prendi, i comportamenti che adotti e metti in pratica, non sono senza conseguenze. Nessuno ti giudica, ma quello che scegli di fare ha sempre delle conseguenze diverse a seconda della decisione che prendi, non puoi mai pensare che tanto é tutto uguale.

Lo so anche io che in una società di autistici sconnessi gli uni dagli altri, dove il counseling naturale é pressoché scomparso, é sempre più difficile prendere decisioni, ma proprio per questo é fondamentale testimoniare quello in cui si crede, perché solo così alcuni altri, che la pensano come te, si sentiranno meno soli e saranno più liberi di decidere veramente.

Devi essere sempre morbidissimo con gli altri, inflessibile sulle tue idee.

Sii un vero uomo, sii una vera donna, vieni nelle terre dell’anima.


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counseling

Cronache dell’Ovest.

Il nazismo voleva creare l’uomo forte, gli anglosassoni vincitori poi però hanno letteralmente creato legioni di Unternmenschen, tanto che oggi potremmo legittimamente indicare l’intero Occidente dominato dalle vespe come un continente unico, quello di Subumania.

Aggiungo anche che Orwell il suo 1984 non se lo é inventato, ma lo ha tratto pedissequamente dall’inconscio collettivo dell’uomo
occidentale, che, dopo la chiusura della sua opera, é diventato persino peggio.

Di tutti i padroni che l’Italia ha avuto nel corso dei secoli, gli Stati Uniti sono quelli di gran lunga più volgari: una cultura buona, popolare, ma anche alta e millenaria é stata sostituita con una subcultura infantile.

Ricordati ben sempre che quello che credi modernità e diritti, come quelli all’aborto, al divorzio, all’eutanasia e tanti altri, sono solo costumi che ti sono stati imposti dai tuoi padroni, non la forza ma con l’inganno, il ché é persino peggio.

Vuoi la riprova? Pensa a quanto questi diritti ti hanno reso felice e soddisfatto o invece quanto ti hanno al contrario rovinato.

Be a real man, be a real woman: vieni nelle terre dell’anima.


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ritagli

Non indurire la tua donna, uomo.

Affrontare sofferenza, difficoltà, prove, violenza e lotte ti rende un uomo via via più mascolino e forte. Facendo cose sempre più difficili e, ancora una volta, dure diventi sempre più uomo, se le affronti nel modo giusto, come occasioni di crescita.

Le donne, però, non sono come te.

Semplicemente, non sono fatte per affrontare la durezza del mondo.

Nonostante tutta la marcia retorica femminista, che ha come scopo proprio quello di danneggiare le donne, facendole vivere in un modo diverso da quello per cui sono adatte, questo che ti dico é vero e rimarrà vero per sempre: sono archetipi codificati dentro di noi, non credere a nessuno quando ti parla di «evoluzione» a riguardo, ci sono cose che non cambieranno mai, grazie a Dio.

Se non sei ancora convinto, dai uno sguardo alla società di oggi e vedi da te se può parlarsi di una società evoluta o non, all’esatto contrario, di una società profondamente involuta.

Le donne, dunque, non sono come noi uomini.

Noi cresciamo nelle difficoltà, loro, all’esatto opposto, maturano proteggendo attentamente il loro valore da eventuali danni,
proteggendo la natura fragile della loro femminilità.

Le donne hanno tre volte più sensori tattili nella loro pelle, che è più sottile e morbida. Le loro ossa sono più fragili, hanno meno massa muscolare e il loro sistema nervoso centrale più sensibile non può sopportare la stessa stimolazione del nostro. Hanno bisogno di più sonno e, sì, anche di più grasso corporeo di noi, tant’è vero che quando, convinte dalla malefica propaganda della estrema magrezza a tutti i costi, si mettono a dieta ferrea, diventano infertili perdendo il ciclo. Il loro diverso assetto ormonale causa alti e bassi emotivi.

Le donne sono il «vaso più debole».

Dire questo oggi é difficile perché significa uscire da quella retorica marcia con cui sono state avviluppate e soffocate le donne negli ultimi decenni, tanto che chi non vi si unisce ed accoda sembra volerne parlar male. In realtà, chi focalizza la maggior delicatezza delle donne, cosa che é una realtà biologica ed oggettiva, é perché vuole fondare uno speciale riguardo verso le stesse, speciale riguardo che per le donne non é un optional, ma é ciò di cui hanno bisogno.

Chi ha detto che anche la debolezza, se la accetti come tale, non è una forza di cui c’è necessità nelle società umane?

Ricordo spesso una meravigliosa frase di San Paolo, che diceva: «se devo essere orgoglioso di qualcosa, allora lo sarò della mia debolezza».

Questo femminismo assurdo che insegna alle donne che i maschi fanno schifo e, contemporaneamente, che le donne devono essere come i maschi, ha privato le donne del loro diritto alla delicatezza, alla flessibilità, alla dolcezza, ad occuparsi delle cose sottili, lasciando tutti i lavori più sporchi e rozzi ai maschi.

Questa retorica soffocante e falsa per cui le donne dovrebbero essere e sono forti ha tolto dalle mani delle donne le cose più preziose di cui si sono sempre occupate, come un gioiello caduto in un pozzo per colpa di un gesto maldestro.

Quasi tutte le giovani donne sono femminili. È nella loro natura. Ma una vita difficile, fatta della necessità di respingere l’attenzione di uomini di basso valore, combattere con uomini sul lavoro o affrontare le stesse durezze che rendono un uomo migliore, toglierà presto loro quella morbidezza amabile, finendo per farle diventare dei pessimi maschi.

Non siamo uguali.

Gli uomini virili vogliono una donna dolce, morbida e femminile.

Ma – il punto é questo – non puoi averla se le assegni un ruolo nella famiglia che la sovraccarica e la costringe a essere mascolina, a fare il lavoro dell’uomo, per ore al giorno, lasciandola esausta.

Le donne sono ovviamente capaci di essere molto forti, ma il costo da pagare è rinunciare alla loro femminilità.

É un affare di totale sconvenienza.

Soprattutto, non è giusto. In definitiva, non è umano.

Non è umano il trattamento che la società di oggi riserva alle donne. É letteralmente disumano.

La tua donna ha bisogno di un trattamento migliore di te. Proprio come i tuoi figli hanno bisogno di un trattamento ancora migliore di lei. Se questo ti infastidisce, il matrimonio, le donne e i figli non sono per te.

Nulla di tutto ciò riguarda il denaro o il lusso. Le donne non hanno affatto bisogno del lusso per essere femminili. Non devi spendere grosse somme di denaro per prenderti cura di lei.

Il denaro può aiutare e così anche l’aiuto concreto che puoi procurarti con il denaro, come la collaborazione di altre persone. Ma non è questo.

Dare un buon trattamento alla tua donna riguarda il modo in cui interagisci con lei. Sei una fonte di leadership, guida, protezione, comfort, forza e supporto per tua donna? La aiuti quando è sopraffatta dalle cose e sente di non farcela più?

Questo è il modo per prenderti cura di una donna.

Se sei una donna che legge questo, presta attenzione agli uomini che incontri e alle loro attitudini riguardo al prendersi cura delle loro donne.

Se sei un uomo, inizia a fare il tuo dovere.

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counseling

8 cose su quanto dura un percorso di counseling.

1) Innanzitutto dipende dal motivo per cui si è iniziato il percorso e quindi dal tipo di lavoro che ne é oggetto.

2) Se il percorso é stato iniziato per affrontare un singolo problema specifico, come un dolore, una separazione, un lutto, un momento difficile, allora ovviamente la durata del percorso sarà legata a quella della situazione su cui si sta lavorando.

3) Anche intervenendo su un problema specifico é difficile fare previsioni precise di durata, dipende sempre da come reagisce una persona e soprattutto da come collabora col percorso; una cosa positiva è che, dopo due o tre massimo sedute, si può già avere un’idea di come le cose stiano andando.

4) Un altro tipo di ragione per cui si fa counseling, diverso da quello imperniato su un problema specifico, é semplicemente quello di fare crescita personale: irrobustire spirito e anima sempre più, in modo da avere la celebre resilienza tutte le volte che c’è da affrontare qualcosa.

5) Questo secondo tipo di percorso dura quanto vuole la persona che lo segue e, soprattutto, si svolge con la frequenza desiderata da quella persona: come ha detto Erich Fromm, il compito dell’uomo é quello di costruire se stesso ed è un compito che dura tutta la vita.

6) Una volta uscita dalla «fase acuta», la persona che segue un percorso di counseling per un motivo specifico potrà decidere a sua completa discrezione se continuare, magari con una frequenza più rada, gli incontri, oppure di interrompere del tutto, salva la possibilità di ritornare a farne in qualsiasi momento.

7) Nel momento in cui si sceglie di interrompere, o sospendere a seconda del punto di vista, un percorso di counseling, é
raccomandabile rimanere collegati alle risorse principali offerte dal counselor, che nel mio caso sono il blog, il canale YouTube e il podcast di terre dell’anima, in modo da poter continuare a lavorare autonomamente, cogliendo gli spunti offerti dalla risorse e dai contenuti messi a disposizione gratis per la crescita personale.

8) Per quanto riguarda la frequenza degli incontri durante il percorso, anche quella la sceglie a sua discrezione la persona che lo segue, in base sia alle proprie esigenze sia al tipo di percorso: può essere un incontro alla settimana, ogni due, uno al mese, inoltre può essere di un’ora, di due o più, sempre a discrezione del cliente.


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ritagli

Crescita individuale: perché è l’unica via.

«In tanti aspettano l’arrivo di un nuovo mondo, ma pochi sono disposti ad essere una nuova umanità.» Chantal Dejean

Molte persone sognano un futuro migliore, ma pochi sono pronti a cambiare se stessi per renderlo possibile.

La citazione della scrittrice Chantal Dejean sottolinea
l’importanza dell’impegno personale nella creazione di un futuro migliore.

Ci sono molte sfide che affrontiamo come società, ma la risposta a questi problemi non può essere trovata esclusivamente dalle azioni del governo o dalla tecnologia, ma anche dalla nostra capacità di evolvere come esseri umani.

La frase ci ricorda che per costruire un futuro migliore, dobbiamo essere disposti a cambiare noi stessi e ad adottare nuovi
comportamenti e valori.

Questo significa avere una mentalità aperta e disposta a imparare, a comprendere le diverse culture e punti di vista, a essere empatici e a lavorare insieme verso un obiettivo comune.

La citazione di Chantal Dejean è un richiamo all’azione, un invito a essere parte attiva nella creazione di un mondo migliore, piuttosto che aspettare passivamente che accada.

In definitiva, questa frase ci incoraggia a essere una “nuova umanità” e a impegnarci per creare un futuro migliore per tutti.


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counseling

Le parole sono incantesimi.

C’è ancora qualcuno che non sa che le parole sono altrettanti incantesimi?

Se ci fosse, sarebbe bene per lui che al più presto scoprisse, prendesse coscienza di questa fondamentale verità.

Ogni volta che scegliamo e poi pronunciamo, o anche solo pensiamo, una parola, modifichiamo, anche se a volte solo di poco, la realtà.

Con le parole che scegliamo per essa, cambia il modo in cui guardiamo quella realtà e il modo in cui la guardiamo cambia la realtà stessa.

Non servono formule magiche per lanciare incantesimi per cambiare le cose, ogni singolo termine é un potente incantesimo in sé.

Quando una persona é abile a parlare o nello scrivere, dici che quella persona ti «incanta» ed in effetti è proprio quello che fa: ascoltando quella persona, o leggendo i suoi testi, vedrai la realtà in un modo diverso da prima.

Se quel modo ti sarà più gradevole di quello di prima, continuerai ad ascoltare quella persona o a leggere quello che scrive via via con sempre più entusiasmo, perché senti che le sue parole ti stanno cambiando per il meglio.

Come per ogni magia, tuttavia, c’è sempre un rovescio della medaglia: questo ce l’hanno insegnato molto le fiabe che abbiamo ascoltato da piccoli e che sono state la nostra vera formazione ed educazione.

Ogni parola, oltre al significato contemporaneo, porta con sé infiniti ulteriori segni raccolti nel corso del tempo, come l’acqua di un fiume che ha percorso chilometri prima di arrivare al mare e che ha scelto, lungo il suo viaggio, infinite particelle di materia come compagne, diventando un tutt’uno con esse.

Così le parole, passando di bocca in bocca, di cuore in cuore, nel corso dei secoli e dei millenni, si sono caricate dell’energia e delle vibrazioni che ad esse erano connesse per tutti coloro che sono venuti prima di noi.

Quando usi una parola, dunque, attivi non solo il significato che la stessa ha per te oggigiorno, ma anche tutti gli altri significati che ha avuto per gli altri nel corso del tempo.

Per questo é fondamentale conoscere la storia delle parole, che si chiama etimologia.

Ci sono delle lingue oggi chiamate morte, come il latino e il greco antico, che in realtà sono all’esatto opposto vivissime, parlate quotidianamente pressoché in tutto il mondo tramite l’utilizzo delle parole contemporanee che ne costituiscono le, più o meno evidenti, vestigia.

Poco fa ho usato ad esempio la parola etimologia, che nelle sue fondamenta contiene la parola greca λόγος.

Se pensi che questa sia una parola dappoco, leggi qui:

«Ἐν ἀρχῇ ἦν ὁ λόγος, καὶ ὁ λόγος ἦν πρὸς τὸν θεόν, καὶ θεὸς ἦν ὁ λόγος»

É la frase con cui inizia il vangelo di Giovanni: «In principio era il logos, e il logos era presso Dio
e il logos era Dio»

Il logos dunque é Dio.

Poco fa, dunque, ho utilizzato una parola che, pur senza sembrarlo, ha anche fare con Dio.

C’è da riflettere molto su questo.

La verità è che quando parliamo, scegliendo e utilizzando le parole che ci servono per dire quel che dobbiamo dire, non abbiamo davvero idea di quello che stiamo dicendo e, soprattutto, delle energie che stiamo attivando.

Possiamo cercare di avere, a riguardo, quanta più consapevolezza possibile, ma ci sarà sempre una sfumatura, un segno, un qualcosa che esce dalla nostra sfera di dominio nelle parole che usiamo.

Fare un discorso, dunque, é come comporre un mosaico utilizzando frammenti di pietre antichissime, che, una volta incollate al pannello, potrebbero assumere sfumature e colori diversi, generando un quadro finale diverso da quello che avevamo in mente.

Devi stare attento quando scegli e combini le tue parole. Vai a vedere, tutte le volte che puoi, la loro storia, il loro etimo, é incredibile quante cose potrai scoprire in quel modo.

Uno strumento meraviglioso che puoi utilizzare online in modo del tutto gratuito e che personalmente consulto molto spesso é il dizionario etimologico che puoi trovare qui:

www.etimo.it

segnati l’indirizzo e prova a consultarlo per alcune delle parole che vuoi utilizzare la prossima volta che scrivi qualcosa.

Il potere é, ed é sempre stato, nelle tue mani.

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counseling

Perché onlyfans é devastante per le donne.

Il compito del cattolico romano, di ogni cristiano, oggi è quello di testimoniare la bellezza in un mondo che sembra determinato ad allontanarsene quanto più possibile.

Bisogna dire alle donne, con determinazione e costanza, che una famiglia, dei figli sono estremamente meglio che guadagnare anche 10.000 euro al mese mostrando il q-lo su onlyfans a uomini bavosi e stolidi, incapaci di relazionarsi con una donna vera.

La vita premia la vita, non chi la distrugge, la annebbia o
contribuisce ad obnubilarla sempre di più…

L’uomo é una creazione di Dio e chiunque va contro qualsiasi uomo sta facendo un peccato contro Dio, di cui gli verrà puntualmente presentato il conto, perché le leggi dell’anima sono se possibile ancora più puntuali di quelle della fisica.

Guadagnarsi da vivere, sia pure in modo opulento, approfittandosi dell’infimo livello evolutivo altrui costituisce un bagno di sangue a livello energetico e, soprattutto, trasmette all’inconscio di chi adotta queste pratiche un messaggio di grave disvalore interiore, che devasta la coscienza di sé e conduce la donna a reificarsi con le proprie mani, cioè a costituirsi in un oggetto, che vale in quanto tale e non come anima, ovviamente finché non deperisce.

Queste pratiche, che le trombe del mondo incoraggiano tutti i giorni, precipitano le donne nel mondo della materia, e ve le incatenano, un vero e proprio inferno sotterraneo dal quale molto difficilmente potranno mai risalire.

Non è affatto vero che questa sarebbe prostituzione «soft» che almeno mette le donne al riparo da violenze e malattie, perché qui ci sono malattie dell’anima gravissime e molto difficili da guarire, alimentata dalla corruzione del denaro e del benessere.

La donna che va per il mondo a prostituirsi, incontra i suoi clienti, li guarda negli occhi e li tocca, assumendosi tutti i rischi di una relazione reale, é molto più autentica di chi vorrebbe vendere fotografie di spicchi di carne su onlyfans.

Of non è modernità, non è empowerment, non é emancipazione: é solo bruttezza e degrado.

Donne, ribellatevi a questa modernità che vi schiaccia, nel senso anche etimologico di tornare al bello.

Tornate ad essere custodi della vita e della bellezza dell’anima.

Senza se e senza ma.

Evviva noi.

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La fede è decidere di ricambiare.

A dicembre, nel periodo dell’Avvento, chi, come me, ha fede inizia a sentirla battere piano nel cuore, come un pulcino tra le mani.

In questi magici momenti di raccoglimento, dove l’oscurità diventa ogni giorno sempre di più, il mondo reale e quello dei sogni appaiono sempre meno distinguibili e hai la sensazione che tutto quello che hai sempre desiderato sia lì, finalmente a portata di mano.

Tutto é fermo, caldo, raccolto e ogni affanno appare vano e indegno di attenzione, una sensazione descritta molto bene dai fumatori di oppio: hai la soluzione in tasca per ogni cosa, solo non c’è bisogno di applicarla adesso, lo farai domani…

Legge di attrazione é il nome di plastica dato alla fede nella modernità, la scoperta che avere gli stessi sentimenti che avresti se una cosa l’avessi già raggiunta ti rende molto più facile
raggiungerla.

Ma che cos’è la fede: ipocrisia, stato di percezione alterato o semplice fiducia in Qualcosa o Qualcuno di più grande, che sta alla base di come si muove questa vita e con cui si può entrare sempre più in risonanza in modo da covibrare e diventare co-creatori della realtà?

Ognuno deve deciderlo per conto suo.

Di certo la fede non è un dono, come vorrebbe una modernità che ne é aliena, per costituirsi una comoda scusante per non coltivarla: essa é, piuttosto, un talento.

La fede è una delle tante relazioni in crisi oggigiorno, in una umanità che é brava ed efficiente sul lavoro, ma non sa più ascoltare, investire, darsi senza pensare ad essere contraccambiata, ed è quindi una schiappa nella vita personale, avendo investito e puntato tutto su quella professionale, perché «il lavoro prima di tutto».

La fede è una storia d’amore, la più importante della tua vita, forse l’unica in cui non si parla a sproposito della «persona giusta».

Se esisti, se vivi, se stai leggendo queste parole proprio in questo momento é perché sei stato, sei e sarai ancora amato.

Per quanto tu possa essere cattivo, limitato, roso dai peccati che hai commesso e che ti mangiano dentro, mentre magari corri a scrivere sui social di essere orgoglioso e «andare a testa alta», c’è Qualcuno che, nonostante ti scruti ogni angolo del cuore, ti ama ugualmente.

Nessuno vuole essere amato perché é bravo, bello, compassionevole, in gamba o per altre qualità.

Ognuno di noi vorrebbe essere amato solo perché é.

Solo perché esiste, solo per essere qui.

Ma se esisti é perché sei già amato.

Quell’amore non richiederà mai di essere ricambiato, puoi farlo tu, se lo scegli: lo devi scegliere tu. La libertà é completa perché se non ricambierai continuerai comunque ad essere amato.

La fede é decidere di ricambiare e scoprire che, così, tutto si moltiplica all’infinito, rendendoti potentissimo.

Buon Natale a tutti.

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Il capo é solo quello che ti dice come devi sbagliare.

Il capo non è la persona migliore o quello più furbo, ma semplicemente colui che determina, in un certo agglomerato sociale, il modo in cui si deve sbagliare.

Vale per tutto: Stati, enti, uffici, famiglie.

Accettare la leadership, o la guida di una determinata persona, non richiede, dunque, una convinzione di infallibilità assoluta della stessa, o il rinvenimento di chissà quali speciali qualità in capo alla medesima.

Significa semplicemente accettare che nella situazione determinatasi dalle circostanze il ruolo di guida é finito in mano a quella persona.

É evidente che la maggior parte dei «capi» sono dei c@@gli@n1, ma é ozioso farne la relativa considerazione, perché non serve a niente.

Ognuno di noi è fallibile, portatore di un punto di vista alternativo rispetto a quello del capo che però non è mai una soluzione a tutto tondo, che risolve ogni cosa e per sempre, ma un modello
organizzativo, coi suoi pro e coi suoi contro, quindi alla fine niente di più di un metodo alternativo di sbagliare.

La storia dell’uomo é composta da rivoluzioni fatte, a caro prezzo, da classi sociali che, per affermare solo loro stesse e il loro peculiare modo di sbagliare, si sono falsamente dichiarate portatrici di soluzioni che avrebbero fatto finalmente star bene tutti. A
rivoluzione finita, hanno cambiato solo il modo di sbagliare. Lo stesso Stato fa sempre le stesse cose che faceva secoli fa, ne ha cambiato solo la motivazione: tempo addietro se avevi un fondo dovevi un pagamento annuale al re perché il fondo era suo, adesso lo paghi come imposta prevista dalla Costituzione, ma fai sempre lo stesso, identico gesto – l’unica differenza è che oggi probabilmente paghi in proporzione almeno cento volte di più.

Tutto questo vale anche nelle famiglie e nelle coppie dove le donne riconoscono la leadership dell’uomo non perché più intelligente, più evoluto e più capace – ci sono molte coppie in cui la situazione é esattamente l’opposto – ma perché le circostanze, la biologia e l’antropologia (almeno a maggioranza) indicano che sia lui a decidere come si sbaglia in quella coppia – e poi così é più immediato e semplice dargli la colpa quando prima o poi succede una razzata!

La donna empowered voluta dal femminismo non è una donna che si è finalmente liberata da un giogo oppressivo, ma una che ha rinunciato ad una posizione di vantaggio per prendersi delle agre responsabilità che sostanzialmente non desiderava. Ma poteva venire qualcosa di buono da un movimento che insegnava alle donne contemporaneamente che gli uomini sono cattivi e che le donne tuttavia devono essere come loro?

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cinema

15 cose sul film Tapirulan.

1) Il dialogo chiave del film é:

– «Ma perché ci dobbiamo difendere da chi amiamo?»

– «Perché é solo chi amiamo che può farci del male»

2) Finalmente un film che parla del counseling, così forse le persone smetteranno di chiedermi sempre che cos’è 😂, anche se ciò che viene mostrato nel film non è vero counseling per diversi aspetti.

3) La counselor usa troppo spesso la parola «devi» con i suoi «clienti», fornisce consigli anziché limitarsi a fare domande, non fa le domande che sarebbero funzionali per i clienti, che a me invece durante la visione venivano in mente a dozzine, le sessioni sono troppo brevi e superficiali – naturalmente al cinema non si poteva fare diversamente, é un adattamento.

4) Quello che invece è piuttosto genuino é il «parco disturbi» di cui soffrono i vari clienti che si susseguono, che é più o meno quello che affronta settimanalmente un vero counselor.

5) Genuina é anche la ferita che, sin dalle prime battute, si vede essere presente anche nella counselor stessa e i gravi problemi relazionali della medesima; parlo spesso di questo: sono le nostre ferite, se abbiamo saputo integrarle, che ci rendono in grado di aiutare gli altri, non tanto i diplomi e gli studi.

6) Sul valore fondamentale delle ferite per poter aiutare gli altri, vai a leggere la storia di Chirone sul blog www.storiemairaccontate.it e, con l’occasione, iscriviti al blog per ricevere una nuova, fondamentale storia alla settimana, al venerdì pomeriggio.

7) La counselor protagonista del film, che vive perennemente camminando o correndo come un criceto su una ruota di fronte ad un pannello di vetro gigante, che sembra un gigantesco cellulare, tramite cui cerca di aiutare sia gli altri che se stessa é una grande metafora dell’uomo contemporaneo, delle sue nevrosi e delle sue miserie, soprattutto relazionali.

8) La pellicola sin dall’inizio trasmette una sensazione
claustrofobica, di angustia, di costrizione in ambienti chiusi, nei quali il mondo reale filtra solo mediante il monitor posto davanti al tapis roulant dove corre la protagonista o dalle finestre della casa, sempre come un qualcosa di lontano e poco raggiungibile, anche quando distante solo poche decine di metri.

9) La counselor protagonista offre la sensazione di una persona che conduce una vita insolita, che però oggigiorno é condivisa da tanti, non si capisce bene per quale motivo, e che tenta in qualche modo di restare a galla o respirare in un mondo per lei difficile, pertanto suscita fin dai primi minuti più un sentimento di compassione che di ammirazione, nonostante un commento sonoro che sembrerebbe voler essere celebrativo e che finisce per rendere ancora più stridente il contrasto.

10) Nel film sono tutti nevrotici, persino il «supervisore» della counselor che, mentre parla, stringe con la mano una pallina antistress, non vengono mai mostrati personaggi significativi in pace con loro stessi, centrati, sereni: tutti sono ansiosi, apparentemente come condizione perenne.

11) Si parla spesso di empatia, una qualità essenziale di ogni counselor, ma sul concetto si gioca anche, ricordando a riguardo un po’ il lavoro dello scrittore Philip K. Dick (sì, quello di Blade Runner) e mostrando limiti evidenti che i counselor non hanno nella realtà: la protagonista si fa aiutare da un sistema di «emotive tracking» a capire lo stato emotivo dei suoi «clienti» – una macchina le deve dire come stanno le persone con cui parla a monitor, insomma…

12) Dove il film delude é, come troppo spesso accade col cinema italiano, che sembra mutuare i difetti dagli sceneggiati tivù più scadenti, nell’aver infilato diversi luoghi comuni, come quello del marito cattivo che devasta di botte la moglie credulona (in 25 anni di attività come divorzista non ho mai visto un caso del genere, viceversa ho assistito a migliaia di gravi cattiverie da parte delle donne) e come quello del gay che viene malmenato (il cinema italiano é letteralmente passato dal portiere d’albergo gay dei cinepanettoni all’omosessuale menato perché è tale: c’è la coerenza di rimanere sempre e comunque lontani dal reale).

13) La delusione più grande é comunque il finale dove il tema del perdono, che é un aspetto fondamentale e centrale di ogni pratica di counseling, viene trattato con sciatteria, superficialità e quasi evitato, quando invece si sarebbe potuto davvero far meglio.

14) Tapirulan è un film dove tutti i personaggi positivi sono femminili, oppure maschi omosessuali, mentre quelli maschili etero sono tutti negativi: uno ha investito e ucciso un ragazzo e non si è fermato, un altro ha omesso di andare a prendere la figlia che così é salita sul motorino di un’amica andandosi a sfracellare, un altro ancora picchia la moglie, il padre della protagonista violenta la figlia.

15) Il pregiudizio verso i maschi é tanto fitto da tagliarsi col coltello. Il mio counseling per gli autori di Tapirulan sarebbe rivolgere loro queste domande:

  • come mai oggigiorno i maschi sono sempre cattivi, violenti, degenerati e le femmine poco meno delle sante?

  • c’è stato nella tua vita un maschio importante per te: un padre, un nonno, un fratello, uno zio, un insegnante che ti ha aiutato e dato una mano?

  • qual é il valore dell’arte e della commedia nella formazione dell’immaginario collettivo e nel benessere spirituale delle persone?

  • é importante secondo te che le persone stiano attente a quel che si mettono in testa, oltre che a quello che si mettono in bocca?

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