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Come si diventa counselor?

Ricevo molte richieste su come sia possibile diventa counselor e, soprattutto, su come si possa capire se, per se stessi, possa essere una buona idea.

A queste domande, soprattutto alla seconda, ci sono tante possibili risposte.

Una delle più interessanti, a mio giudizio, riguarda il rapporto che abbiamo con il dolore e la sofferenza altrui.

Sei, ad esempio, una persona che quando un amico o un familiare inizia a parlarti di un suo problema, lo interrompe, non vede l’ora che cambi discorso, si sente molto a disagio e vorrebbe, se solo fosse possibile, andarsene?

Oppure, viceversa, non hai problemi a stare accanto a persone che si trovano nella sofferenza?

I counselor sono di tanti tipi. Uno di essi è quello delle doula della morte, ad esempio: counselor che stanno accanto alle persone che stanno morendo.

Che cosa si fa di fianco ad uno che muore?

Se ti poni questa domanda, sei già un po’ fuori strada, perché in quelle situazioni non si fa niente, semplicemente si è (accanto).

Ma chi vuole stare di fianco ad un morente?

Anche questa è una domanda poco funzionale.

Una domanda che puoi farti é invece questa: quando verrà il mio momento, vorrò morire da solo o vorrei, invece, che ci fosse qualcuno accanto a me?

Lascia affondare tutte queste domande nella tua anima e cerca di ascoltare le sensazioni che provi.

Un counselor non è lì per risolvere, non deve mai dare consigli, può solo ascoltare e aiutare la persona a risolvere «da solo» le proprie situazioni, applicando il metodo della maieutica.

Il counselor capisce subito qual è il problema della persona che si trova di fronte, ma non glielo dice, perché non servirebbe a niente e perché… lo sa bene anche la persona stessa.

Anche la persona, infatti, conosce la verità, ma il punto é che non è ancora pronta per viverla.

Il counselor la aiuta ad arrivare in una situazione in cui finalmente potrà usare le tante verità che ha capito mesi o anni prima.

Un counselor non deve solo accettare la sofferenza dell’uomo ed esser capace di starle accanto così come se si trattasse di un qualsiasi altro stato emotivo.

Il counselor accetta anche la insensatezza, la contraddittorietà e le ombre, i lati negativi, degli uomini con cui entra in relazione e, più in generale, dell’uomo come realtà.

Non diventare mai counselor, invece, se vuoi continuare a pensare che tutti gli uomini siano buoni, coerenti, grati, riconoscenti, civili e così via.

Diventalo solo se ami talmente tanto l’uomo, se sei così
autenticamente curioso di conoscerlo, da accettarlo con i suoi grossi limiti, le sue manchevolezze e inadeguatezze.

Diventare counselor é un percorso evolutivo che ti porterà ad essere più forte nello spirito.

Quella maggior forza la metterai al servizio degli altri, ma anche di te stesso, perché chi illumina la strada altrui si ritrova sempre illuminata anche la propria.

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