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Manuale per l’uso delle ferite.

Le ferite non si possono mai «superare», come si pretenderebbe oggigiorno: quello che puoi fare al massimo é integrarle, cioè portarle dentro di te, renderle prive di ulteriore dolore e portatrici persino di qualità.

La così tanto inflazionata resilienza, infatti, non è mai congruente all’elasticità, perché quando risali dalla buca nella quale ti aveva sprofondato un trauma non sei mai «quello di prima»: sei uscito dalla buca, ma il trauma é rimasto dentro di te e non se ne andrà mai.

Come dimostra bene il mito di Chirone, di cui ho parlato nei giorni scorsi e che potrai andare a (ri)leggere sul meraviglioso blog storiemairaccontate-punto-it, ogni ferita, se ben integrata dentro te stesso, può renderti più umano, compassionevole, comprensivo e, in ultima analisi, utile agli altri.

La vita senza traumi, ferite o anche solo fastidi non esiste; come sempre la differenza la fa ciò che tu decidi di fare con le difficoltà che la vita ti presenta.

Ricordati – le scritture sono cristalline su questo – che il nostro buon Maestro non è stato portato da Satana nel deserto, ma dallo Spirito, cioè da Dio, suo e nostro padre, evidentemente perché era necessario per la sua evoluzione, per creare una versione migliore di lui.

Questo, per inciso, é il compito di tutti i padri anche oggigiorno: spingere i figli contro il mondo, a forgiarsi nel principio di necessità, di cui tanto ha parlato il sopravvalutato Freud, un compito in cui oggi, da madri che sembrano aver perso ogni forma di sapienza, i padri sono per lo più ostacolati.

Da tutto ciò consegue che delle tue ferite, della tua debolezza puoi essere sia grato, che orgoglioso, perché sono tutto ciò che ti rende più umano, più vero e più autentico.

Ovviamente, quando soffri sogni, come tutti, l’eternal sunshine of a spotless mind: se tu potessi cancellare anche il ricordo di una persona che ti ha fatto star male lo faresti subito, come nel film omonimo.

Ma la nostra esperienza su questa terra non funziona così, la vita ci manda difficoltà in continuazione, dolore, sofferenza e frustrazione, che noi dobbiamo risolvere ed integrare per diventare più grandi di loro, per arrivare a contenerli, perché solo questo ci consentirà sia di affrontarli di nuovo, qualora si dovessero ripresentare, sia di aiutare i nostri fratelli che hanno bisogno del nostro ascolto.

Come San Paolo, sii orgoglioso della tua debolezza, che é la qualità dell’essere da cui derivano tutte le altre, a partire dalla principale e cioè la consapevolezza di appartenere a Qualcuno, un tratto condiviso da credenti e innamorati, due condizioni in cui guarda caso ci ritroviamo quasi sempre ad essere finalmente ed inusitatamente felici.

Tutto ciò deve essere ben considerato anche dai genitori che, nella smania di proteggere i figli, li distolgono da tutte quelle difficoltà che sono indispensabili, al contrario, per farli crescere. Come disse la grande anima Gandhi, bisogna lasciare che i figli si scottino le dita.

Se una persona ti mostra le sue cicatrici e ti parla di esse, significa che vuole farti vedere la parte più intima e più autentica di sé: non accoglierla con fastidio, ma disponiti ad ascoltarla con profitto, perché molto probabilmente non sarà l’ennesimo incontro fine a se stesso.

Ascolta sempre.

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10 cose sull’ascolto.

1) L’ascolto, per essere tale, deve essere sempre nongiudicante e focalizzato. Per ascoltare, dunque, bisogna avere un certo livello evolutivo, cosa che spiega il fatto che oggigiorno quasi nessuno ascolta più.

2) Non giudicante significa che chi ascolta non esprime e soprattutto non nutre giudizi su quello che gli viene comunicato e sulle emozioni e sulla condizione di chi viene ascoltato.

3) Focalizzato significa che l’attenzione é circoscritta il più possibile sull’ascolto stesso; per questo, le persone che sono più brave ad ascoltare, sia gli altri che loro stesse, sono quelle che allenano l’attenzione con la meditazione e la mindfulness o la preghiera.

4) Ascoltare, come ci ha insegnato il grande Carl Rogers, significa ascoltare anche tutto quello che l’altro non dice. Sembra un paradosso, ma é verissimo.

5) Ascoltare, inoltre, significa rinunciare, per prima cosa, a voler capire: molte delle cose che si ascoltano sono poco comprensibili, ma esistono e vanno riconosciute come tali, sono le nostre emozioni, la parte più vera di noi.

6) L’ascolto autentico é un vero e proprio dono che puoi fare agli altri, un toccasana che consente a chi lo riceve di vedere subito in una luce migliore e più funzionale la sua situazione e comunque sentirsi meno solo nei suoi problemi.

7) L’ascolto è il modo in cui la nostra specie umana stabilisce una connessione e le connessioni sono i modi in cui affrontiamo e risolviamo i nostri problemi.

8) Un uomo che ascolta una donna quasi sempre fa l’errore di fornire soluzioni, quando invece la donna vuole solo essere ascoltata per trarne nutrimento ed energia per affrontare da sola le sue situazioni.

9) Fornire soluzioni, cosa che la maggior parte delle persone fa in perfetta buona fede, é in realtà una sgradevole forma di non-ascolto, che fa sentire le persone solo più inadeguate.

10) L’ascolto è necessario in ogni relazione: coppia, genitori – figli, fratelli, amici, partner di lavoro; dove non c’è un vero ascolto, non c’è una relazione autentica, ma solo un relazionarsi superficiale.

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