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Fuga da New York.

L’efficienza é sopravvalutata e, in realtà, dal punto di vista esistenziale, sottende un tipo d’uomo, quello contemporaneo, che non è più in grado di intrattenersi con se stesso e gli altri e deve dedicarsi continuamente a far qualcosa, fosse anche scavare una buca per poi riempirla, scavarla di nuovo e così via in un ciclo infinito, che ricorda quello del povero Sisifo.

Il lavoro, divenuto ossessione, si è mangiato quote importanti di umanità, senza tuttavia restituire niente in cambio, considerato che le fluttuazioni nel conto corrente di molti di noi non hanno alcuna influenza sul modo in cui poi in fin dei conti conduciamo la vita.

Col lavoro, finiamo per consumare noi stessi, diveniamo più fragili, insicuri, stanchi, deboli e arriviamo così a cercare una persona con cui confidarci, abbiamo bisogno di ascolto, solo che le persone della nostra vita, quelle che potrebbero darci l’ascolto di cui abbiamo bisogno, sono a loro volta indaffarate, o a casa in lavori di concetto che depredano per loro tutta l’attenzione o fuori casa, lontano.

Per milioni di anni le donne, restando a casa, hanno fatto da curatrici e ascoltatrici delle anime di tutta la famiglia, ma oggi se cerchi una nonna, una mamma o una sorella che ti ascolti mentre sgrana piselli, mette su il brodo o fa la conserva di pomodoro – e magari intanto la aiuti – non la trovi più.

Tutte le donne sono state mandate a lavorare, dopo che, nel corso dei due grandi conflitti mondiali, si era visto che erano molto più docili e affidabili dei maschi e quindi, hanno pensato i padroni, perché non sfruttarle?

Una volta il padrone doveva pagare al padre, il capo famiglia, uno stipendio che consentisse di mantenere tutta la sua famiglia – se ci guardi, é un principio scritto chiaro e tondo in Costituzione.

Oggi, per avere uno stipendio peraltro anche più basso, bisogna lavorare in due.

Così i padroni hanno avuto, pagando uno stesso stipendio, un lavoratore in più (paghi uno prendi due) e per giunta molto più arrendevole, acquiescente e disponibile di un operaio o impiegato maschio.

Per loro è stato un affarone, esattamente come la società
multirazziale di adesso.

Ma solo per loro.

Per la società é stato un disastro. Case che vanno in malora, bambini di sei mesi che vengono messi nei nidi, così le mamme possono andare a fare delle fatture col computer, cibo spazzatura, tradizioni che muoiono e, soprattutto, una casa di fatto morta dove, quando ne avresti bisogno, non c’è più nessuno che ti può ascoltare.

É così che sta cadendo l’impero statunitense, e tutte le sue colonie, tra cui anche l’Italia: le persone si stanno sempre più chiedendo ma io che razzo ci vado a fare a lavorare tutto il giorno, tutti i giorni, se la cosa e la vita non hanno più senso?

Non si va a lavorare solo per uno stipendio: si va perché il lavoro fa parte del tuo progetto, perché pensi che migliorerà te, la tua famiglia, il tuo paese.

Ma noi ormai sono decenni che stiamo girando in tondo e, anche imbottendoci come stiamo facendo di psicofarmaci, non ce lo possiamo più nascondere.

Grazie al razzo che i sociologi parlano di great resignation, le grandi dimissioni, il fenomeno per cui sempre più persone si licenziano da «buoni» posti di lavoro senza disporre di posti alternativi, che in effetti è un fenomeno inedito.

Ma anche io, se il mio lavoro, che di base é quello di aiutare gli altri, come avvocato o come counselor, smettesse di avere senso e utilità, smetterei di farlo e andrei a vivere in camper e vaffanq-lo, come sempre più persone stanno facendo – altro grande fenomeno per i sociologi che, non capendo niente di anima, se ne meravigliano pure.

Il punto é che il capitalismo in Occidente, senza i necessari correttivi materiali e spirituali, ha costruito una società orribile e la gente, giustamente, non vuole più viverci dentro.

Non c’è niente che non sia marcio da decenni: giornalismo, sanità, scuola, giustizia, politica; non credo di doverti fare degli esempi.

Chi prende le vie brevi e si impicca, come la mia amica Francesca, e chi invece si licenzia e va a vivere appunto in camper, di ciò si può meravigliare solo chi non conosce l’uomo nemmeno un po’.

Evviva noi.

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Perché onlyfans é devastante per le donne.

Il compito del cattolico romano, di ogni cristiano, oggi è quello di testimoniare la bellezza in un mondo che sembra determinato ad allontanarsene quanto più possibile.

Bisogna dire alle donne, con determinazione e costanza, che una famiglia, dei figli sono estremamente meglio che guadagnare anche 10.000 euro al mese mostrando il q-lo su onlyfans a uomini bavosi e stolidi, incapaci di relazionarsi con una donna vera.

La vita premia la vita, non chi la distrugge, la annebbia o
contribuisce ad obnubilarla sempre di più…

L’uomo é una creazione di Dio e chiunque va contro qualsiasi uomo sta facendo un peccato contro Dio, di cui gli verrà puntualmente presentato il conto, perché le leggi dell’anima sono se possibile ancora più puntuali di quelle della fisica.

Guadagnarsi da vivere, sia pure in modo opulento, approfittandosi dell’infimo livello evolutivo altrui costituisce un bagno di sangue a livello energetico e, soprattutto, trasmette all’inconscio di chi adotta queste pratiche un messaggio di grave disvalore interiore, che devasta la coscienza di sé e conduce la donna a reificarsi con le proprie mani, cioè a costituirsi in un oggetto, che vale in quanto tale e non come anima, ovviamente finché non deperisce.

Queste pratiche, che le trombe del mondo incoraggiano tutti i giorni, precipitano le donne nel mondo della materia, e ve le incatenano, un vero e proprio inferno sotterraneo dal quale molto difficilmente potranno mai risalire.

Non è affatto vero che questa sarebbe prostituzione «soft» che almeno mette le donne al riparo da violenze e malattie, perché qui ci sono malattie dell’anima gravissime e molto difficili da guarire, alimentata dalla corruzione del denaro e del benessere.

La donna che va per il mondo a prostituirsi, incontra i suoi clienti, li guarda negli occhi e li tocca, assumendosi tutti i rischi di una relazione reale, é molto più autentica di chi vorrebbe vendere fotografie di spicchi di carne su onlyfans.

Of non è modernità, non è empowerment, non é emancipazione: é solo bruttezza e degrado.

Donne, ribellatevi a questa modernità che vi schiaccia, nel senso anche etimologico di tornare al bello.

Tornate ad essere custodi della vita e della bellezza dell’anima.

Senza se e senza ma.

Evviva noi.

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La mia ex moglie mi appioppa mia figlia e la compagna non la vuole.

CONVIVO CON UNA RAGAZZA E HO UNA FIGLIA DA UNA RELAZIONE PRECEDENTE LA FIGLIA VIVE CON SUA MAMMA ORA LA MAMMA SI TRASFERSCE MOLTO LONTANO LA MIA COMPAGNA NON ACCETTA CHE LA MIA FIGLIA VENGA A VIVERE CON NOI COSA POSSO FARE

Dalla tua domanda non si capisce una cosa fondamentale e cioè quello che vuoi fare tu tra:
– impedire che tua figlia venga a vivere con te;
– lasciare che tua figlia venga a vivere con te sistemando le cose con la tua attuale compagna.

In realtà, non ci sono soluzioni per entrambi i casi, il secondo non è nemmeno una cosa giuridicamente rilevante, direi.

Circa la prima ipotesi, è evidente che hai il dovere anche giuridico di prenderti cura di tua figlia, se la madre si allontana e tua figlia rimane dunque senza accudimento da parte della stessa, devi fornirlo tu.

Ovviamente qui manca una marea di dettagli: motivi per cui la madre si allontana, quanto si allontana, età della figlia, situazione della figlia, situazione tua e così via. Ma direi che questa sia la considerazione di base da fare.

Nel secondo caso, cioè quello in cui tu sei disposto ad occuparti di tua figlia, ma il problema è la tua compagna che non la vuole, non è – direi – un problema giuridico, ma relazionale e di coppia: la tua compagna non ha nessun obbligo di accudimento di tua figlia, rispetto alla quale non ha alcuna relazione né di parentela né di affinità, dunque la situazione deve essere affrontata, a mio modo di di vedere, in modo diverso, tramite qualche seduta di counseling di coppia o di mediazione familiare.

Ti consiglierei dunque di prenotare una sessione di counseling in videoconferenza, o anche in presenza se preferisci, per il momento individuale per finire di inquadrare il problema, chiamando il numero 059 761926 al mattino per concordare giorno ed ora con la mia assistente.

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