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La mia ex moglie mi appioppa mia figlia e la compagna non la vuole.

CONVIVO CON UNA RAGAZZA E HO UNA FIGLIA DA UNA RELAZIONE PRECEDENTE LA FIGLIA VIVE CON SUA MAMMA ORA LA MAMMA SI TRASFERSCE MOLTO LONTANO LA MIA COMPAGNA NON ACCETTA CHE LA MIA FIGLIA VENGA A VIVERE CON NOI COSA POSSO FARE

Dalla tua domanda non si capisce una cosa fondamentale e cioè quello che vuoi fare tu tra:
– impedire che tua figlia venga a vivere con te;
– lasciare che tua figlia venga a vivere con te sistemando le cose con la tua attuale compagna.

In realtà, non ci sono soluzioni per entrambi i casi, il secondo non è nemmeno una cosa giuridicamente rilevante, direi.

Circa la prima ipotesi, è evidente che hai il dovere anche giuridico di prenderti cura di tua figlia, se la madre si allontana e tua figlia rimane dunque senza accudimento da parte della stessa, devi fornirlo tu.

Ovviamente qui manca una marea di dettagli: motivi per cui la madre si allontana, quanto si allontana, età della figlia, situazione della figlia, situazione tua e così via. Ma direi che questa sia la considerazione di base da fare.

Nel secondo caso, cioè quello in cui tu sei disposto ad occuparti di tua figlia, ma il problema è la tua compagna che non la vuole, non è – direi – un problema giuridico, ma relazionale e di coppia: la tua compagna non ha nessun obbligo di accudimento di tua figlia, rispetto alla quale non ha alcuna relazione né di parentela né di affinità, dunque la situazione deve essere affrontata, a mio modo di di vedere, in modo diverso, tramite qualche seduta di counseling di coppia o di mediazione familiare.

Ti consiglierei dunque di prenotare una sessione di counseling in videoconferenza, o anche in presenza se preferisci, per il momento individuale per finire di inquadrare il problema, chiamando il numero 059 761926 al mattino per concordare giorno ed ora con la mia assistente.

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Cambia la tua vita con un tappo di sughero al collo.

Il tappo al collo.

Nel luglio 1941, la regia Marina italiana partì con una piccola, ma agguerrita e, come vedremo, ben istruita, flottiglia di natanti alla conquista dell’isola di Malta (operazione Malta Due).

Siccome sarebbe stato importante sorprendere il nemico, era
fondamentale che i marinai mantenessero il silenzio, senza gridare,
fare versi o anche solo parlare.

La geniale soluzione escogitata dai vertici della Marina italiana fu
di munirsi di spago e tappi di sughero con il quale appendere al collo
di ogni incursore appunto un tappo.

Confezionate le collane per ogni marinaio, fu impartito l’ordine
tassativo di andare alla conquista di Malta stringendo tra i denti il
tappo di sughero. Se fosse, per un attimo, caduto, sarebbe stato
sufficiente recuperarlo prontamente e riposizionarlo tra i denti, con
lo scopo ultimo di assicurare il mantenimento del silenzio.

La spedizione non andò bene, ma questa idea del tappo di sughero l’ho
mutuata per molte coppie in crisi nel mio lavoro di counselor e
mediatore familiare, dove tra i vari primi interventi di emergenza
faccio spesso fabbricare questa collana dell’ascolto, che uno deve
attivare quando l’altro comincia a parlare e disattivare solo una
volta che l’altro ha terminato.

Quello che manca in molte relazioni, non solo quelle di coppia, é
proprio l’ascolto e spesso non manca per differenze culturali,
mancanza di tempo, problemi cognitivi o altro, manca proprio perché
uno semplicemente non ascolta, preferisce interrompere l’altro, sempre
troppo presto, per dire la sua.

Magari penserai che in fondo é normale, oggi va così, il mondo é un
turbinio, io cervello é una sfoglia di cipolla e via cazzeggiando, ma
io ti dico che senza ascolto non c’è relazione.

Senza ascolto non c’è relazione, su questo non ci sono cazzi.

Qualsiasi relazione: genitori figli, fratelli, amici, coppia e persino
umano animale.

Se ognuno dei due poli della relazione non è, tendenzialmente in
qualsiasi momento, disposto a farsi piccolo e a lasciare entrare le
emozioni dell’altro, per ascoltarlo e finire così a fargli compagnia
nelle sue stesse emozioni (compassione), stabilendo così quella
connessione che é l’unica cosa che serve ad affrontare i problemi,
allora quella relazione non è autentica: quella relazione,
semplicemente, non é.

Oggi, il 90% delle relazioni non sono autentiche.

Per questo i matrimoni non durano, i figli non ci corrispondono e
spesso li sentiamo come estranei, venendone ricambiati, le amicizie
sono di plastica, le donne sono solari e, generalmente, siamo meno
felici di quello che eravamo un tempo, sia come individui che come
generazione.

Possiamo fare in modo che le relazioni tornino ad essere autentiche e
il primo passo per andare in questa direzione é aprirci all’ascolto.

C’è un prezzo da pagare, ma ne vale la pena.

Legati un tappo di sughero al collo appena possibile e non avere paura
di usarlo tutte le volte in cui ti servirà.

Conclusioni

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10 cose sull’ascolto.

1) L’ascolto, per essere tale, deve essere sempre nongiudicante e focalizzato. Per ascoltare, dunque, bisogna avere un certo livello evolutivo, cosa che spiega il fatto che oggigiorno quasi nessuno ascolta più.

2) Non giudicante significa che chi ascolta non esprime e soprattutto non nutre giudizi su quello che gli viene comunicato e sulle emozioni e sulla condizione di chi viene ascoltato.

3) Focalizzato significa che l’attenzione é circoscritta il più possibile sull’ascolto stesso; per questo, le persone che sono più brave ad ascoltare, sia gli altri che loro stesse, sono quelle che allenano l’attenzione con la meditazione e la mindfulness o la preghiera.

4) Ascoltare, come ci ha insegnato il grande Carl Rogers, significa ascoltare anche tutto quello che l’altro non dice. Sembra un paradosso, ma é verissimo.

5) Ascoltare, inoltre, significa rinunciare, per prima cosa, a voler capire: molte delle cose che si ascoltano sono poco comprensibili, ma esistono e vanno riconosciute come tali, sono le nostre emozioni, la parte più vera di noi.

6) L’ascolto autentico é un vero e proprio dono che puoi fare agli altri, un toccasana che consente a chi lo riceve di vedere subito in una luce migliore e più funzionale la sua situazione e comunque sentirsi meno solo nei suoi problemi.

7) L’ascolto è il modo in cui la nostra specie umana stabilisce una connessione e le connessioni sono i modi in cui affrontiamo e risolviamo i nostri problemi.

8) Un uomo che ascolta una donna quasi sempre fa l’errore di fornire soluzioni, quando invece la donna vuole solo essere ascoltata per trarne nutrimento ed energia per affrontare da sola le sue situazioni.

9) Fornire soluzioni, cosa che la maggior parte delle persone fa in perfetta buona fede, é in realtà una sgradevole forma di non-ascolto, che fa sentire le persone solo più inadeguate.

10) L’ascolto è necessario in ogni relazione: coppia, genitori – figli, fratelli, amici, partner di lavoro; dove non c’è un vero ascolto, non c’è una relazione autentica, ma solo un relazionarsi superficiale.

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